Mia cara Berenice,
in Italia, l’8 marzo è un giorno lavorativo, ma la ricorrenza della Festa della Donna è comunque universalmente nota. Sulla stampa, sui media e a livello istituzionale si riflette sulla condizione femminile nel Paese. Il popolino regala alla sua componente femminile mimose, dolciumi o simili cotillon, sempre più spesso puramente virtuali e trasmessi via mail o app di messaggistica. Chi ha un senso dell’umorismo particolarmente sviluppato, fa gli auguri a qualche amico o collega maschio. Le pasticcerie e i bar espongono la torta mimosa, a base di pan di Spagna e crema diplomatica, il cui sfavillante colore giallo non sempre è così naturale come si crede.
Non so quanto sia realmente diffuso l’uso di festeggiare in serate di sole donne, magari ravvivate da spogliarellisti o altri spettacoli licenziosi.
Viceversa, è assolutamente certo che, ogni anno, viene indetto uno sciopero generale, la cui principale conseguenza pratica è una possibile interruzione dei servizi di trasporto pubblico, senza discriminazione tra utenza maschile e femminile.
Dall’apposito calendario redatto dalla Commissione di Garanzia, apprendo che lo sciopero è stato proclamato dall’ADL-COBAS, dove ADL sta per Associazione Diritti Lavoratori e COBAS per Comitati di Base. Sul sito istituzionale del sindacato non ho trovato le motivazioni dell’agitazione di quest’anno o dell’anno scorso, ma lo sciopero dell’8 marzo di due anni fa era stato proclamato per i diritti delle donne.
Stamane, il mio tram funzionava perfettamente, con diverse vetture in movimento su tutta la linea, simili a disciplinate e operose formiche operaie.
Un fischiettante saluto.
Stan