Mia cara Berenice,
stando alle previsioni, doveva essere un luminoso fine settimana di sole; invece, stanotte ha piovuto e tuttora il cielo è coperto.
Questo è quello che Jack London chiamava “l’Inaspettato”. Benché l’autore americano sia famoso soprattutto per aver immortalato la corsa all’oro nello Yukon, la sua opera si snoda tra Canada, Stati Uniti e Mari del Sud, con alcune incursioni nella fantascienza, mantenendo però sempre un filo rosso: la tragica inadeguatezza e piccolezza dell’uomo di fronte a forze superiori. Queste ultime sono generalmente incarnate dalla natura selvaggia e ancestrale, più raramente dal socialismo, dal capitalismo o dalla tecnologia.
Per quanto mi concerne, il racconto che non riesco a togliermi dalla testa è “In un paese lontano”, ambientato appunto nello Yukon. Due uomini, partiti avventatamente per la corsa all’oro senza esservi punto adatti, si ritrovano costretti a passare insieme il lunghissimo inverno artico in una capanna rifornita di viveri e acqua, ma assolutamente isolata. L’esito è prevedibile e credo tu possa indovinarlo da sola, senza che io mi macchi del peccato di spoiler.
Mi limito a dirti che il racconto contiene un gustosissimo richiamo ai gatti di Kilkenny, una leggenda del folklore irlandese in cui due felini si combatterono così ferocemente da lasciare sul campo, alla fine, solo le rispettive code.
Inevitabilmente, la storia irlandese richiama alla mente l’immagine manzoniana dei capponi rifiutati dall’Azzeccagarbugli, sbatacchiati sulla via della ritorno da un Renzo di pessimo umore: “quattro teste spenzolate; le quali intanto s’ingegnavano a beccarsi l’una con l’altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura”. Un passo che mi viene in mente fin troppo spesso quando, sui mezzi stracolmi dell’ATAC, i passeggeri iniziano a litigare a vicenda. Non è sempre così, è giusto sottolinearlo. Ieri sera, ad esempio, la navetta sostitutiva dell’8, senza alcun preavviso, cambiò improvvisamente e vistosamente percorso, spingendosi fino al Testaccio. La spiegazione data dall’autista, assolutamente incredibile in un venerdì sera, era che il Comune stava potando gli alberi. I turisti stranieri diretti a Trastevere, poveracci, non facevano che orientare e riorientare la cartina su GMaps, senza capirci ovviamente nulla. Io e altri passeggeri in possesso di un minimo d’inglese facemmo causa comune, dando loro una mano a scendere nei paraggi del Ministero dell’Istruzione.
Un soccorrevole saluto.
Stan