Il carro armato

Mia cara Berenice,

Nordamerica ed Europa Occidentale hanno preso una manciata di segnalini a forma di carro armato e li hanno disposti sull’Ucraina.

Abrams, Challenger, Leclerc, Leopard.

Un pugno di carri farà la differenza? Ne bastano una dozzina, in effetti, per costituire un’unità, una compagnia.

Un mezzo prezioso, una cattedrale corazzata, il simbolo anche psicologico della guerra, dopo la baionetta e la spada. Arma decisiva della Seconda Guerra Mondiale, messa parzialmente in ombra dai conflitti in punta di fioretto della Guerra Fredda, durante la quale è stato soprattutto simbolo di repressione, nelle strade e piazze dell’Europa dell’Est e della Cina, ma anche del Sudamerica.

Durante la Guerra del Golfo, gli Abrams americani hanno saputo prendersi la scena, spiccavano orgogliosamente nel vuoto del deserto, imponenti, duna di sabbia nella sabbia; reggevano bene la concorrenza delle nuove star dell’arma aerea, l’elicottero Apache, il cacciacarri Thunderbolt con la sua Gatling da cartone animato, i missili da crociera Tomahawk.

Oggi disponiamo di una tale varietà di mezzi corazzati da farci venire dubbi gnoseologici su cosa sia o non sia un carro armato. L’Enciclopedia Treccani, per la cronaca, lo definisce un “veicolo munito di scafo corazzato, dotato di movimento autonomo e armato di bocche da fuoco (cannone e mitragliatrici)”.

Ultimamente, alcuni esperti del ramo pronosticavano la fine del carro armato: troppo costoso, troppo vulnerabile ad armi relativamente economiche e facili da usare, come i lanciarazzi e i droni. La prima fase della guerra in Ucraina sembrava dare ragione a queste Cassandre, ma ora l’Ucraina stessa chiede carri armati.

La suggestione ispirata dagli scontri tra carri ivi in corso è amplificata dalla presenza sul campo di battaglia di vecchi modelli sovietici, eredi diretti dei mitici T-34 di Kursk e Stalingrado… e ora, ecco arrivare anche i Leopard della Bundeswehr. Ricorda che, durante la Guerra Fredda, il Patto di Varsavia accusava abitualmente la NATO e la Germania Ovest di voler rifondare la Wehrmacht e riabilitare silenziosamente i nazisti (vero, ma accadeva anche nella Germania Est, dove non pochi confluirono nella Stasi): mettendo insieme i puntini, la propaganda russa sul nazismo ucraino ti sembrerà meno lunare e l’effimera, isolata resistenza della Cancelleria tedesca meno bizzarra. Dico bizzarra perché, dopo aver fornito all’Ucraina ogni sistema d’arma in catalogo, non sono i Leopard a fare la differenza: è, appunto, una questione di suggestioni.

Attacco l’Austria-Ungheria con otto Armate.

Stan

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