Il risveglio

Mia cara Berenice,

ti ho descritto nella mia ultima il dormiveglia stuporoso, impregnato di succhi gastrici, con cui ho iniziato il nuovo anno.

Stamane, come prevedevo, non c’è stato verso di scuotersi di dosso il torpore. Avevo dormito a spizzichi e mozzichi, nel timore di non sentire la sveglia e perdere il treno. Il vagone di prima classe, semivuoto fino a Mestre, si è mosso ovattato tagliando un ammasso di nebbia grigia. Il risultato è stato inevitabile e temo per i miei compagni di viaggio di aver russato.

Il risveglio è avvenuto naturalmente ora, ormai quasi alle porte di Roma. Ho sgranocchiato l’aperitivo dispensato dalle hostess. Ho finito “La corriera stravagante” di Steinbeck (cattiva traduzione del titolo, sospetto) e iniziato “Il potere e la gloria” di Graham Greene. Ascolto le chiacchiere dei turisti diretti all’Urbe e, mentalmente, elargisco consigli e correzioni. Pianifico il pranzo, il ritorno a casa, la cena. Faccio scorrere lo sguardo sull’interminabile fila di autocarri, sulla strada parallela ai binari. Domani, con calma, si torna in ufficio; la temuta scadenza contabile del 31 dicembre è ormai alle spalle.

I passeggeri salutano gioiosamente la fine della nebbia, del tutto aliena a Roma.

Un quieto saluto.

Stan

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