Frida Kahlo

Mia cara Berenice,

parafrasando Cecco Angiolieri, s’i fosse un complottista reazionario, direi che, al borsino dell’inflazione, l’androgina Frida Kahlo ha sostituito il virile Che Guevara nella paccottiglia, nelle immaginette votive pubblicate in Rete, nelle frasi motivazionali più o meno apocrife.

A una ricerca superficiale, Amazon la offre in versione calendario da tavolo, agenda, tazza all’americana, poster, bullet journal (che sarebbe una specie di agenda o diario precompilato), borraccia termica, borsone per la spesa o tote bag, sciarpa di viscosa, raccoglitore A4, puzzle da mille pezzi, set di graffette colorate, orecchini, borsa di tela, coperta, felpa con cappuccio, tazza con piattino, ombrello, tazza senza manico, tazza con monociglio, festone, fumetto, maglietta da donna, adesivo murale, fodera, libro “Cosa farebbe Frida Kahlo?”, pendenti, vaso, astuccio, calamita da frigorifero, bambola, mazzo di tarocchi, cappello, blocco di foglietti adesivi, portachiavi, segnalibro, toppa termoadesiva, anello di supporto per cellulare, cerchietto per capelli, planner settimanale da tavolo, copripiumino in cotone, tracolla, raccoglitore ad anelli, copertina per portatile, orologio da polso, custodia per cellulare, profumo, bracciale, felpa, vaso da appendere, bottiglia di gin, paio di calzini, portafoglio, tazza di carta, portamonete.

Ieri sera, l’ho vista saltar fuori perfino in una vecchia puntata di MasterChef, un’esterna in cui i concorrenti dovevano cucinare per una tavolata di “amanti dell’arte ed esperti di cucina”, uno dei quali ha paragonato un secondo di terra a “un amplesso con Frida Kahlo: duro e freddo”.

Non fraintendermi, ho il massimo rispetto per l’artista messicana e, proprio per questo, mi piace immaginarla fare irruzione nella sala di ristorante bardata in stile Western, come un personaggio di Sergio Leone o di Robert Rodriguez. Si accosta al tavolo, soppesa il recensore di prestazioni amatorie immaginarie e, dopo un interminabile silenzio, lo apostrofa: “Sai cos’è duro e freddo?” Estrae la lama di una sega circolare e lo decapita. Se ne va senza una parola, sulle note di una buona colonna sonora.

Uno saluto zufolato all’armonica.

Stan

P.S.: Dovremmo davvero lanciare una piattaforma per recensire prestazioni amatorie immaginarie, qualcosa mi dice che l’utenza non mancherebbe. Parlane con quella tua amica startupper, quella dall’aria inquietante.

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