Contrasti

Mia cara Berenice,

ieri, festa di Ognissanti, stando alle previsioni meteorologiche, doveva essere l’ultimo giorno di questa lunga e anomala estate – non che oggi sia così diverso, in realtà.

Ho deciso perciò di trascorrere la giornata a Villa Pamphili, equipaggiato di borraccia, telo e soprattutto una monumentale edizione di “Annientare” di Michel Houellebecq.

Il sole era caldo e il parco affollatissimo, ma la terra fredda e umida sotto l’erba. Mi ha ricordato la casa della mia infanzia, a F. Sul lato che dava verso la vallata e lo stradone, era stata ricavata una terrazza di cemento, asfalto e pietrisco che andava ad archiviarsi sotto i rami di un enorme salice piangente. Sotto quella terrazza era celata la cantina. Così io, seduto bocconi, sentivo con i palmi le pietruzze scaldate dal sole e pensavo alla cantina sotto, regno nanesco di mio padre.

Sole caldo, dicevo, ma dal precoce tramonto, foriero di un’escursione termica brusca come lo schiaffo dato con un asciugamano.

Oggi, in ufficio, il chiaroscuro ruota di novanta gradi, passa da verticale a orizzontale. Il mio ufficio, esposto al sole, è così caldo che devo lasciare la finestra aperta tutto il giorno; in quello sul versante opposto del corridoio, il Direttore Generale lavora con il giaccone addosso sulla sedia ergonomica.

In tutto il Dipartimento, noi funzionari di ruolo pestiamo allegramente sulle nostre tastiere, beatamente indifferenti al cambio di Governo in corso – oggi hanno prestato giuramento i Sottosegretari di Stato. Nonostante la nostra inamovibilità, o forse proprio per questa, sobbalziamo a ogni stormir di foglia, raccogliamo voci improbabili di trasferimenti in blocco alle Scuderie del Quirinale, sorvegliamo con cortese sollecitudine i due colleghi improvvisamente comparsi a fare l’inventario delle stanze, ci lanciamo in esegesi complicate per circoscrivere le deleghe di questo o quel Ministro senza portafoglio.

La sera, scendiamo dal biancore pneumatico dei nostri uffici per farci sballottare dalle luci, la calca, le mille lingue, le bandierine colorate delle guide turistiche, i serpenti d’acciaio e lo strombazzare di Roma.

Dopo cena, alcuni di noi si lamenteranno della morte dei quartieri dormitorio, altri del caos e del chiacchiericcio dei locali notturni sotto casa.

Un ingordo saluto.

Stan

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