Mia cara Berenice,
oggi ho visitato un Comune laziale di circa duemilacinquecento abitanti e sono stato colpito dalla sua completezza.
Quando la guida locale ci ha fatto visitare il centro storico, ci ha mostrato diverse chiese e un duomo, architetture medievali e rinascimentali, due ali di botteghe intorno a una piazza contrassegnate da numeri romani risalenti ai Farnese. Arazzi penzolanti dalle case segnalavano la festa del Santo Patrono, il cui dito era custodito nella sagrestia del Duomo, tra i banchi del quale vengono proclamati i capifamiglia anziani deputati a pianificare e dirigere i festeggiamenti. Un enorme quadro ruotava sui cardini rivelando un’antica cappelletta affrescata, scoperta durante dei lavoratori di ristrutturazione. Fra gli ingranaggi degli edifici in pietra, rotanti intorno a una torre, erano incastonati la Biblioteca Comunale e il Teatro Comunale.
Attorno alla rocca faceva anello la sagra della castagna, frutto su cui si basa l’economia locale. Le bancarelle soppiantavano temporaneamente gli esercizi commerciali più vari, dalla farmacia all’agenzia di pompe funebri. Il traffico di veicoli era limitato dalle transenne della Polizia Locale, con due giovani agenti a pattugliare le vie.
Una palla di vetro striata di fiocchi di neve, ipnotica e meravigliosa.
Spesso, però, all’ipnosi si attribuisce un lato oscuro. Secondo Le Figaro, il generale de Gaulle, riferendosi alla Francia, avrebbe detto: “Come si fa a governare un paese con 258 tipi di formaggio?” (Il numero dei tipi di formaggio varia a seconda delle fonti.) Parafrasandolo, potremmo chiederci: “Come si fa a governare un paese con mille campanili?”
Un saluto di campane a stormo.
Stan