Parricidio

Mia cara Berenice,

va di moda ripetere che Facebook è un social network obsoleto, superato, per vecchi.

Per me, che sono appunto vecchio, resta quello con l’equilibrio migliore tra testo, immagini e video. Twitter è diventato molto simile a Facebook, ma, appunto, scimmiottandolo; comunque, conserva il famoso limite di caratteri, ultimamente annacquato ma irrinunciabile, essendo un suo elemento identitario.

Personalmente, non escluderei che il declino di Facebook, al netto della fisiologica saturazione, abbia una spiegazione molto più semplice. L’azienda che regge le fila del social network, una delle poche grandi tech a essere ancora gestita direttamente dal fondatore, ha distolto lo sguardo dalla sua creatura, ipnotizzata dall’ossessione per il Metaverso. Proprio ieri, su Insider, Travis Clark sosteneva esattamente questa tesi, con dovizia di argomenti e dati.

Quanto a me, da utente commerciale posso solo dire che sul piano tecnico Facebook mi sembra scricchiolante. Sono uno dei pochi a usufruire dei servizi a pagamento della piattaforma per promuovere le mie misere aspirazioni letterarie. I risultati in termini di visibilità ci sono – e ci mancherebbe -, soprattutto se commisurati alla tariffa, relativamente esigua ed estremamente flessibile.

Quello che manca è, come direbbe lo chef Cannavacciuolo, la cura dei dettagli. L’interfaccia per verificare l’andamento delle inserzioni cambia continuamente, è assolutamente controintuitiva e ti prende a calci in un rimpallo continuo tra ambiente ordinario e ambiente commerciale (business). Il grafico riepilogativo dell’engagement non è interattivo e spesso è inspiegabilmente in arretrato di mesi. Hanno insistito a lungo per farmi contattare da una loro consulente, poi quest’ultima mi ha inviato una mail lamentando di non riuscire a prendere la linea con il mio cellulare. Me ne sono stupito, assicurandola che parlo spesso con centralini aziendali (call center), e mi sono offerto di usare una piattaforma per le comunicazioni online: non era possibile e ci siamo cordialmente salutati.

Insomma, come spesso avviene, forse si potrebbero accantonare le analisi sociologiche e metafisiche in favore di qualche considerazione più elementare. L’azienda sta trascurando la sua attività principale (core business) in favore di un suo sviluppo (spin off) costosissimo, dai primi risultati deludenti e sempre più simile a un giocattolo del fondatore. Non sarebbe la prima volta, del resto, che la parabola di un genio visionario lo catapulta in un iperuranio rarefatto, come avviene al Dr. Manhattan di “Watchmen” (USA, 2009; i fumetti non li ho letti).

Insomma, il Metaverso si sta mangiando Facebook, in un rovesciamento del mito di Crono.

Un saluto dall’occhio bovino.

Stan

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