Mia cara Berenice,
alla luce del sole ancora quasi estivo, Roma può sembrare una paciosa processione paesana di ministeriali con i loro zainetti e le loro borracce, preti con i loro colletti e le loro ventiquattrore di pelle, turisti con la loro variopinta paccottiglia e i loro cappelli di paglia imbandierati… ma non farti ingannare… di notte, di notte, mia Berenice…
Di notte nei sotterranei, nelle cripte, nelle cappelle e nelle catacombe del Vaticano, pipistrelli neri cospirano nell’ombra, evocano Anticristi vecchi e nuovi. Negli alberghi di lusso del centro storico, cardinali, aristocratici e magnati si abbandonano a rituali pagani, trascendentali od orgiastici. Ai piani nobili dei Ministeri silenziosi, presidiati solo da portieri muti e poliziotti in borghese, nelle poche stanze illuminate si tengono riunioni senza carte bollate e senza verbali, dove le vere decisioni vengono prese. Nei vicoli tortuosi e petrosi di Trastevere, la disperata gioventù convenuta da tutto il mondo affoga nell’alcol e nella polvere lo choc della scoperta della vita e della morte che mette fine all’infanzia. Nelle periferie lontane e dimenticate, censurate dalle veline di Questure e Prefetture, si intrecciano e si sciolgono faide sanguinose che vanno a imbrattare, tra le foreste di ombrelloni chiuse, la sabbia del Litorale di Ostia. Tra le rovine romane, nei torrioni medievali risparmiati dai Papi, nei Castelli dei feudatari si aggirano ululando i fantasmi di scrivani giustiziati, giovinette violate, braccianti e plebei a cui venne fatta ingoiare con il ferro arroventato la ribellione.
Infine a Monteverde, nei rari giardini interni, uomini pallidi stendono i panni, dimenticati nel cestello della lavatrice nel fine settimana, mentre i vicini già dormono o spiano dalle fessure dei balconi, ma tacciono.
Un solenne saluto.
Stan