Mia cara Berenice,
ieri sera ho visto “L’ombra delle spie” (titolo originale “The Courier”, USA-GB, 2020). Il film racconta la storia vera di Oleg Vladirimovic Penkovskij, il colonnello del GRU, i Servizi Segreti militari sovietici, considerato la più importante spia occidentale ai piani alti del Cremlino. Su Penkovskij è palesemente modellato il personaggio del colonnello Mikhail Filitov, che compare nel romanzo “Il Cardinale del Cremlino” di Tom Clancy e, più fuggevolmente, ne “La grande fuga dell’Ottobre Rosso”, dello stesso autore; da quest’ultimo libro, come certamente avrai indovinato, è tratto il celebre film “Caccia a Ottobre Rosso” (USA, 1990), con Sean Connery e Alec Baldwin.
Ambientata sullo sfondo della crisi dei missili di Cuba, la pellicola si apre su un Nikita Krusciov quasi con la bava alla bocca nel minacciare dell’Occidente: proprio la bellicosa impulsività del Segretario Generale avrebbe indotto il pluridecorato Penkovskij a mettersi al servizio della CIA e dell’MI-6. A prescindere dall’accuratezza e veridicità del ritratto dei vertici sovietici, quelli erano sicuramente tempi in cui si rischiava l’olocausto nucleare ogni giorno.
Quelli, non questi. La NATO, che ha rifiutato all’Ucraina l’istituzione di una zona di non sorvolo, non userà certamente i suoi arsenali per attaccare direttamente la Russia. Quest’ultima, a sua volta, difficilmente premerà il bottone rosso, tanto più alla luce delle misere prestazioni delle sue Forze Armate convenzionali: troppo elevato il rischio che, a fronte di una pioggia di testate nucleari, quelle russe esplodano nei silo. Ordigni tattici? Non sono mai stati usati e non avrebbe senso usarli, in un territorio al confine con la Russia che si intende rivendicare.
Certo, c’è sempre l’imponderabile, l’irrazionale, il caso, l’imprevisto. Da questa prospettiva, però, il pericolo dell’olocausto lo corriamo quotidianamente, potrebbe bastare un errore su un radar o un sistema di rilevamento negli Stati Uniti, in Russia o in Cina, ma anche in Gran Bretagna, Francia, Israele, India, Pakistan, Cina, Corea del Nord. Il rischio esiste finché esistono gli arsenali nucleari.
Disarmo nucleare? Temo segnerebbe il ritorno della guerra convenzionale.
Un metallico saluto.
Stan