Ultime vendemmie

Mia cara Berenice,

siamo sul criminale di settembre, ultime vendemmie, vendemmie rocambolesche e disperate.

Chi non ha raggiunto la quota assegnata dall’Ispettorato si attacca al cellulare, cerca di strappare a comuni conoscenze i recapiti di chi, secondo la voce pubblica, la quota l’ha ecceduta.

L’ultimo sole dell’estate sfinisce gli operai, le prime piogge dell’autunno bagnano le piante. Mani con guanti da lavoro scrollano i grappoli per far schizzare via qualche goccia.

Arrivano camionette di vendemmiatori indiani, pakistani, bengalesi. “Non parlare con me, capo, parla con Rajul!” Arrivano le Smart giallo canarino delle fidanzate dei “giovani imprenditori agricoli”, molli e delicate come le moeche, i gamberi di fiume tipici del luogo. Scendono in tenuta da palestra rosa shocking, le unghie ricostruite e laccate tastano le poco familiari impugnature delle forbici da giardino.

La notta non ferma né gli uomini né le macchine, le macchine vendemmiatrici simili a veicoli alieni e i trattori che trascinano rimorchi e cisterne verso le cantine private, cooperative o consortili, cantine che sembrano eleganti chalet, discoteche o dischi volanti. Questa fa orario continuato, quella no. Qui si può scaricare solo su appuntamento, lì domani mattina chiudono i cancelli. L’assedio può durare fino all’alba.

Alla pesa e alla tramoggia, gli enologi imberbi palpano i carichi, prelevano campioni per stimare grado zuccherino e acidità. Questa non va bene, è troppo bagnata. Avete superato la quota di un paio di quintali, peccato… l’intero conferimento verrà declassato, concilia?

Uno sfibrato saluto.

Stan

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