Dracarys

Mia cara Berenice,

nel 1917, sull’onda della Rivoluzione Russa, il Granducato di Finlandia, un feudo dello Zar, proclamò la sua indipendenza: oltre un secolo passato a scrutare ansiosamente i confini con l’Unione Sovietica, accanitamente difesi durante la Guerra d’Inverno del 1939-1940.

Ignoro sinceramente se da lì, oggi, le vedette riescano a vedere l’alta lingua di fuoco dello stabilimento di Portovaya, dove la Russia brucia il suo gas naturale, per non venderlo all’Europa, a un ritmo stimato di oltre quattro milioni di metri cubi al giorno.

Un’immagine che non ha nemmeno il tono apocalittico dei pozzi di petrolio incendiati dalle truppe irachene, durante la Guerra del Golfo del 1990-1991, ma piuttosto quello di una stupidità sconsolante e disarmante. L’alito del drago appollaiato a Portovaya, infatti, non si limita a dissipare risorse naturali, ma inquina pure e massicciamente, con il suo fiato pestilenziale.

La malefica evocazione di Rasputin non ha nemmeno la precisione militare dei draghi di “Il Trono di Spade” che, almeno, si prendono la briga di scendere in battaglia e sono cavalcati da una leggiadra e biondissima Emilia Clarke.

Come lo Smaug de “Lo Hobbit”, se ne resta immobile, assiso su un tesoro inutile, salvo scatenarsi con furia cieca e sanguinaria se provocato.

Curiosamente, la più alta decorazione russa è l’Ordine di San Giorgio, istituito da Caterina la Grande e ripristinato dopo la caduta dell’Unione Sovietica: San Giorgio, il santo associato all’uccisione di un drago, ma anche alla Gran Bretagna, in questo momento uno dei più acerrimi nemici della Russia.

Il drago, infine, è strettamente legato alla Cina, l’ingombrante, riluttante e ambiguo alleato di Mosca. Ha un ruolo importante nell’oroscopo e nel calendario cinesi, oltre a svettare sullo sfondo giallo della bandiera dell’Impero Qing.

Un mostro incontrollabile, pestilenziale e distruttivo, ma che pure affascina a tutte le longitudini, sotto cieli diversissimi, agli antipodi della terra e della civiltà. Una considerazione estetico-antropologica forse di per sé sufficiente a comprendere il misterioso e oscuro richiamo esercitato dalla Russia post-sovietica e nazionalista su tante anime: certi mostri non se ne vanno, senza lasciarci mutilati.

Dracarys.

Stan

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