Mia cara Berenice,
come ti ho detto, in questi giorni ho nella borsa o nello zaino un libro in francese sulla storia della Santa Sede – no, non sono ossessionato, semplicemente lo scaffale francofono della libreria di Largo Argentina non era particolarmente ben fornito.
Ieri sera ho cenato con una collega della Cancelleria della Corte Suprema di Cassazione, uno dei numerosi articoli d’oltralpe esportati nello Stivale insieme al Consiglio di Stato, alla Corte dei Conti e alle Prefetture.
Abbiamo cenato in un bistrot francese. Il menù era in realtà italiano, ma lo chef ha comunque preso un’iniziativa da mangiarane, almeno agli occhi di due commensali veneti, allungando il baccalà mantecato con la ricotta.
L’avevo aspettata nel parco curatissimo di Piazza Cavour, alle spalle della Corte Suprema. Nella panchina di fronte alla mia, un uomo parlava in francese con una ragazza molto più giovane… poteva benissimo essere la figlia e con ogni probabilità lo era, ma si sa, la lingua di Voltaire stuzzica sempre certe fantasie.
Dopo cena, abbia fatto due passi e siamo capitati in Piazza Farnese, sotto l’imponente facciata dell’Ambasciata di Francia, con i fleur-de-lys dei Borbone ancora ben visibili sullo stemma.
À bientôt.
Stan