Mia cara Berenice,
ieri sera dovevo recarmi, con alcune amiche dell’Autorità Farmaceutica, alla Carmen di Bizet alle Terme di Caracalla.
Dovendo il sipario alzarsi – simbolicamente – alle 21, ho deciso di recarmi nei paraggi, superando il Circo Massimo e la sede della FAO, con congruo anticipo, in modo da mettere qualcosa nello stomaco.
Di fronte all’Agenzia delle Nazioni Unite c’erano dei deliziosi localini, ma un poco lontani dalle Terme. La fortuna mi ha assistito e, proprio di fronte a queste ultime, era in corso la Festa dell’Unità, tradizionale evento organizzato dal Partito Democratico.
Io stesso non c’ero mai stato e me lo immaginavo simile a una sagra paesana, con qualche tocco apparatčik qua e là: così era.
All’ingresso, due signore ti appuntavano un distintivo rosso che, connotazione ideologica a parte, aveva probabilmente la finalità di inquadrare giuridicamente l’evento come riservato anziché pubblico.
“Sul polso va bene?”
“Ma certo, signora!”
“Ma qui cade…”
“Lo metta sulla maglietta, allora”.
“Un’offerta per la festa?”
“Certo”.
Su un palco alla mia destra, tre discussant dibattevano di ebraismo.
Di fronte a me, erano allineate le consuete tavole e panche, a sinistra delle quali correva una fila di bancarelle, gastronomiche o espositive, intervallate da una serie di biliardini.
Tra il pubblico, si notava un’insolita densità di macchine fotografiche e telecamere professionali, taccuini e abiti eleganti che avrebbe trovato almeno in parte spiegazione poco dopo.
Cenai a una bancarella siriana, la cui inserviente era in grave difficoltà nel preparare un cocktail.
“Di solito li prepara lui,” si scusò, “ma non è ancora arrivato”.
“Uomini…” La consolai.
Come se l’avessi ispirata, una giovane giornalista che, come me, aspettava il suo piatto misto accennò all’uomo che aveva chiesto il cocktail e proclamò, senza ombra di ironia: “Io non sono con lui, eh?”
Ero seduto a un tavolino a gustarmi la mia montagnola di hummus, quando fece la sua comparsa, con incredibile codazzo di entourage e giornalisti, il Segretario Nazionale del Partito. Visitò tutte le bancarelle, salutò al tavolo accanto al mio un bambino che peraltro lo ignorò del tutto continuando a ingollare patatine fritte e, finalmente, salì sul palco, sbracciandosi in saluti sorridenti. Il presentatore lo introdusse al pubblico, soffermandosi particolarmente sul Sindaco in carica, su un’ex Governatrice e sui “moltissimi deputati e senatori presenti”; nessun cenno particolare all’ex Ministra della Pubblica Amministrazione in piedi di fronte a me.
Si erano fatte le 20.40 e dovevo andare ad aspettare le mie amiche all’ingresso delle Terme. Le signore all’ingresso mi rimproverarono bonariamente il mio allontanamento, proprio ora che era arrivato il Segretario.
Cara amica e compagna, un fraterno saluto.
Stan