Mia cara Berenice,
in quest’era ossessionata dal fitness, per esercizio s’intende quello fisico o ginnico, propagandato con particolare insistenza a ridosso e durante la stagione estiva, trascurando il fatto che ormai, complice il riscaldamento globale, il mero resistere al caldo costituisce un allenamento sufficiente.
Ovviamente, non di quest’esercizio volevo parlarti io, ma dell’esercizio commerciale.
Torniamo a sabato.
Le nuove regole del lavoro agile richiedono che ci si porti a casa il portatile di servizio, per cui avevo deciso di comprare uno zaino.
Lungo via O. c’è una cartoleria di gran marca che utilizzo soprattutto per ritirare le raccomandate di una certa posta privata, anche perché mi è sempre parsa costosa e gonfia di prosopopea. Infatti, un cartello avvertiva la spettabile clientela che, per tutto il periodo estivo, l’apertura prefestiva era soppressa.
Risalendo via O. in direzione della Gianicolense, sono passato davanti al salone di parrucchieri cinese da cui solitamente mi servo, per il prezzo basso e soprattutto i tempi rapidissimi. Ultimamente, però, si sono troppo affinati e non mi fanno più quel bel taglio militare, a macchinetta, che mi sollevava dall’incombenza per sei mesi. Inoltre, è una catena di montaggio affollatissima e, fresco di covid com’ero, ho preferito proseguire.
Attraversata la Gianicolense e imboccata via J., mi sono ritrovato sulla destra una di quelle piccole barberie pretenziose che, normalmente, evito come la peste. Era indubitabile, però, che offrisse tranquillità e raccoglimento, per cui ho mormorato un’orazione e sono entrato. Una bellissima ragazza ha raccolto le mie generalità, mi ha offerto un caffè e mi ha affidato alle cure dell’unico barbiere che, con mia sorpresa, non ha chiacchierato né protratto l’operazione oltre il dovuto.
La ragazza, che durante il taglio si era incaricata di modulare le playlist in sottofondo, mi ha battuto il conto e consegnato un kit di benvenuto, raccomandandomi di sbattere il bagnoschiuma biologico prima di ogni utilizzo. Nel complesso, il cerimoniale di fidelizzazione ha funzionato.
Proseguendo lungo la dolce curva di via J., mi sono fermato in un negozio cinese a due piani che ho mentalmente soprannominato “la lampada di Aladino”, perché in quei meandri si può trovare di tutto. Un emissario del Governo ucraino ne uscirebbe, credo, con gli armamenti necessari per la riconquista del Donbass e della Crimea.
Io, più modestamente, ho avvistato lo zaino che cercavo sullo scaffale più in alto. Ho eseguito un saltello, mi sono aggrappato a una fettuccia di stoffa svolazzante e me lo sono fatto cadere addosso. Portatolo al piano di sopra, la commessa non riusciva in alcun modo a rimuovere il dispositivo antitaccheggio. Dopo diversi tentativi andati a vuoto, ha chiesto aiuto dal microfono ed è sopraggiunta una donna con tratti e accento dell’Europa dell’Est che, senza por tempo in mezzo, si è messa al lavoro con coltello e scalpello.
“Ecco fatto,” ha concluso, poco dopo, “fagli uno sconticino, perché ho rotto qualcosa”. Il tiretto di una chiusura lampo, in effetti, era scheggiato.
Microcosmi, un Multiverso da fare invidia alla Marvel.
Un mistico saluto.
Stan