Mia cara Berenice,
in Iraq circolavano i mazzi di carte americani con le foto dei gerarchi ricercati, in Ucraina girano dei santini: San Bayraktar, San Javelin e ora Sant’Himars.
HIMARS sta per High Mobility Artillery Rocket System, sistema lanciarazzi ad alta mobilità, fondamentalmente un lanciarazzi multiplo montato su camion simile – per fare un paragone che farebbe inorridire gli esperti – al vecchio Katiuscia sovietico.
Di questi sistemi, l’Ucraina ne avrebbe ricevuti otto, mentre altri otto sarebbero in arrivo.
Secondo la Lockheed Martin, la casa produttrice dell’HIMARS, ce ne sarebbero 540 già operativi in tutto il mondo; quasi tutti sotto bandiera americana, dato che, sempre secondo la Lockheed, l’articolo è stato pochissimo esportato, anche in ambito NATO.
Ecco dunque che l’HIMARS diventa un’arma chiave non solo per combattere la guerra, ma anche per capirla.
Su 540 operativi (e altri presumibilmente in magazzino), l’Ucraina ne avrà solo 16, per giunta non dei modelli più potenti. Gli Stati Uniti, infatti, hanno limitato la consegna agli HIMARS con gittata fino a 70 km, per assicurarsi che l’Ucraina non bombardasse in profondità il territorio russo.
Come quasi tutti i dati, anche questo si può leggere in due modi.
Da una parte, sembra avvalorare la tesi secondo cui gli Stati Uniti mirano cinicamente ad allungare la guerra tra Ucraina e Russia, più che a far prevalere Kiev.
Dall’altra, però, il censimento gli HIMARS smonta la narrazione secondo cui Washington avrebbe un atteggiamento imprudente, squilibrato e provocatorio nei confronti del Cremlino.
Un impassibile saluto da giocatore di poker.
Stan