Mia cara Berenice,
l’Ucraina ha chiesto alla Turchia di sequestrare – gli anglosassoni userebbero il termine “arrest” – una nave russa carica di grano mietuto nei territori occupati.
Se proprio questo osceno conflitto zarista fuori tempo massimo ha un pregio, è quello di ricordarci il valore del grano, la materia prima del pane, un alimento del fortissimo significato simbolico, tanto da dominare lo stemma della FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura che ha sede proprio qui a Roma.
Nel famoso emblema comunista della falce e del martello, la prima serve appunto a mietere.
Nonostante il forte presidio del Partito Comunista Italiana nell’Assemblea Costituente, nello stemma della Repubblica Italiana troviamo solo l’ulivo, la quercia e l’ingranaggio.
Sono abbastanza vecchio e campagnolo da ricordare ancora i tempi in cui, nelle Venezie, si coltivava il grano nei campi, prima che quel prodotto perdesse ogni convenienza di mercato, ben prima dell’imporsi della monocoltura della vite.
Ora per il grano si combatte, del grano si discute nei consessi internazionali.
Pochi giorni fa, a Elmau, in Germania, il G7 ha deliberato che “la guerra di aggressione combattuta dalla Russia contro l’Ucraina, anche bloccando le rotte di esportazione del grano ucraino, sta aggravando drammaticamente la crisi della fame, determinando la distruzione della produzione agricola, delle catene di rifornimento e del commercio, così portando i prezzi mondiali di cibo e fertilizzanti a livelli senza precedenti; di tutto ciò, la Russia ha un’enorme responsabilità”.
Il G7 parla di aggravamento, in quanto, citando un’altra Agenzia romana delle Nazioni Unite, il Programma Alimentare Mondiale, “il mondo sta affrontando una crisi globale della fame di proporzioni senza precedenti. In soli due anni, il numero di persone in uno stato di grave insicurezza alimentare è aumentato di oltre 200 milioni, dalle 135 milioni di persone pre-pandemia alle 345 milioni di persone di oggi. Di questi, fino a 50 milioni di persone in 45 paesi sono ad un passo dalla carestia. Particolarmente preoccupanti sono Etiopia, Somalia, Yemen, Sud Sudan e Afghanistan. La crisi, provocata da una combinazione di shock climatici, conflitti, impatto economico del COVID, aumento dei prezzi di cibo e del carburante, è stata ulteriormente aggravata dalla guerra in Ucraina”.
Un solenne, calloso saluto da seminatore dannunziano.
Stan