Mia cara Berenice,
una pratica ereditaria richiede che io stipuli, entro fine mese, un atto notarile nelle Venezie, nelle quali peraltro io non ho in programma di risalire fino a Ferragosto almeno.
In questo caso, la procedura – invariata dai tempi prepandemici – prevede che si rilasci una procura notarile in Roma da inviare al Notaio veneto, di fronte al quale un mio rappresentante si presenterà a firmare.
Individuato uno Studio notarile a Monteverde, sono stato ricevuto in un’anticamera ingombra di fascicoli dalla classica factotum che conosceva a menadito prassi, prezzario e calendario del titolare. Ora il geometra che in Veneto sta seguendo la pratica scrive al Notaio di C., rivolgendosi “all’attenzione della signora E.”
A tutte le latitudini, evidentemente, i luoghi di lavoro sono custoditi dagli stessi angeli protettori.
La giovane segretaria dello studio associato in cui riceve il medico di base, sempre a destreggiarsi tra citofono, campanello, ricette cartacee, ricette elettroniche, eliminacode e agenda.
Le altrettanto giovani impiegate del commercialista che ti inviano le circolari e le notule, ti chiedono i documenti per la dichiarazione dei redditi, ti consegnano i faldoni.
Nelle fabbriche e nelle officine, l’impiegata che riceve i camionisti, firma le bolle, consegna i preventivi, incassa i pagamenti, emette le fatture, fissa gli appuntamenti.
Tornando indietro con la memoria, la giovanissima studentessa o lavoratrice che sempre stava accanto all’autista dell’autobus urbano o extraurbano, fornendogli puro e semplice supporto morale.
Un riverente saluto.
Stan
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