Sul potenziale criminogeno di gallerie e sottopassi

Mia cara Berenice,

alle spalle della magione avita nelle Venezie c’è un antico ponte, comunemente conosciuto come “il ponte romano”, ma in effetti medievale.

Le Autorità gli hanno dato una ripulita e hanno installato un cartello esplicativo. Per ragioni meno chiare hanno costruito, poco prima, un sottopasso pedonale cementizio presidiato da un semaforo per interdirne l’accesso in caso di inondazione.

Ieri, com’è mia abitudine, sono andato a fare visita al vecchio fedele geyser di pietra e, sul sentiero che conduceva al tunnel, ho trovato tre adolescenti che fumacchiavano e rimiravano con disprezzo il mondo, in quella che gli anglosassoni definirebbero una “devil may care attitude”. Il sottopasso stesso era interamente tappezzato di graffiti. Non sto parlando di scritte come “Lara ti amo” o varianti meno stilnoviste, ma di affreschi imponenti ed elaborati, con spire di draghi e mosaici psichedelici.

La bizzarria di tutto ciò stava nel suo avvenire letteralmente in mezzo al nulla, in una distesa d’erba tra le casette a schiera e la bretella d’asfalto, più campagna che periferia, lontano mille miglia da qualunque punto di passaggio o d’aggregazione. Come se gallerie e sottopassi avessero il magico potere di evocare, ovunque si trovino, come totem o mistici monoliti, certe atmosfere urbane vagamente violente, vagamente disturbanti, vagamente alientanti.

In effetti, a pochi chilometri da lì, in pieno centro città, era stato eretto, in pieno boom economico e in posizione strategica a ridosso della stazione dei treni e degli autobus, un massiccio e opulento complesso, con grandi negozi ai piani terra e interrati, appartamenti di lusso a quelli sovrastanti, con accesso diretto a un parcheggio sotterraneo tramite avveniristici ascensori di vetro.

Probabilmente fu il boom a finire e il resto venne di conseguenza, ma un ruolo lo giocò anche il dedalo di gallerie e sottopassaggi tortuosi e oscuri improvvidamente ricavati nelle viscere dell’isolato, per collegarlo internamente e al centro storico oltre la strada. Fatto sta che, quasi da subito, l’intero complesso fu avvolto da un fumo di malaffare che non l’ha mai abbandonato, tanto che poche settimane fa l’amministratrice pro tempore ha convocato in un auditorium un’assemblea straordinaria dei proprietari a cui ha invitato anche le Autorità cittadine, invitandole rumorosamente a ripristinare un minimo di ordine nel circondario.

Anche a Roma, in effetti, epicentro del degrado di Termini è considerato il Sottopasso Turbigo che corre sotto i binari e in zona Vaticano, verso sera, si tende a stare lontani dal Sottopassaggio di Via delle Fornaci o di Porta Cavalleggeri.

Un intrepido saluto.

Stan

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