Mia cara Berenice,
nell’effimera e fatua estate del 2020, anche il mio cellulare volle ricordarmi la caducità dell’esistenza e mi si sbriciolò improvvisamente tra le mani, mentre ero fuori Roma. Il tempismo era stato perfetto, non solo per la motivazione poetica che ti ho appena esposto, ma per una molto più pragmatica: aspettavo una telefonata importante dall’Ufficio Personale del Ministero, per chiudere la pratica del mio distacco in Belgio. Così, io e gli scout del campeggio ci trovammo accomunati nel riflettere sulle vite dei santi.
Appena tornato in città, acquistai a Trastevere uno Xiaomi, del quale due caratteristiche mi impressionarono favorevolmente.
La prima, l’inesauribile durata della batteria, probabile residuato atomico dell’Esercito Popolare di Liberazione.
La seconda, l’app denominata Temi, che consente di rivoluzionare in pochi minuti la grafica e le icone del telefono, attingendo a un’ampia libreria di temi gratuiti continuamente aggiornata.
Appunto qualche giorno fa, dopo il consueto e volubile cambio di tema, mi sono ritrovato con una grafica minimalista molto chiara, pulita e funzionale, ma che mi suscitava anche una lontana, bizzarra sensazione di déjà vu.
Poco dopo, pur non essendo mai stato un cliente Apple, ho capito. Il tema riproduce in tutto e per tutto la grafica di un iPhone, fino a camuffare il mio Google Chrome da Safari.
Cosa avrà mosso lo sviluppatore? Giuoco o vanità?
Ho sorriso immaginandomi nel fare colpo su qualche americanina a Trastevere.
“Scusami, fino a che ora passa il Tram 3?”
“Il 3 non è longevo come l’8, credo fino alle undici; ma ora, per sicurezza, controllo sul mio iPhone”.
“Quello non sembra un iPhone”.
“Scherzi? Non vedi il display?”
“Ok, ma il modello…”
“Questo è l’iPhone per il mercato italiano: disegnato da Gucci”.
“Ooh…”
Un patetico saluto.
Stan