Mia cara Berenice,
l’altro ieri, 9 maggio, era la Giornata dell’Europa, l’anniversario del raid indipendentista veneto sul Campanile di San Marco e della vittoria sovietica nella Seconda Guerra Mondiale.
Una data molto temuta, perché si paventava qualche terrificante post degli esperti di comunicazione della Commissione, la comparsa dell’ennesimo carro armato artigianale in Veneto o un’apocalittica dichiarazione di guerra del Presidente Putin dalla Piazza Rossa.
Ciò non è avvenuto, facendo sperare in una possibile pace e sottolineando la debolezza della Russia fiaccata dall’invasione, tanto che gli analisti si interrogano sull’annullamento del trasvolo, ufficialmente imputato a cattive condizioni meteo, anche se sui cieli di Mosca splendeva il sole.
A emergere, infine, è stata la debolezza estrema della giustificazioni russe del fallito blitz ucraino, incoerenti e contraddittorie.
Nel suo discorso del 22 febbraio, il Presidente Putin scelse di dare un taglio storico, sostenendo in buona sostanza che le Repubbliche ex sovietiche sarebbero una costruzione artificiosa, un mero accidente, un’aberrazione della propaganda e della politica bolscevica, puntando esplicitamente l’indice contro Lenin – dovrebbe ricordarlo chi, dall’estrema sinistra, sostiene Mosca.
In un successivo discorso del 24 febbraio, notificato ufficialmente al Segretario Generale delle Nazioni Unite dal Rappresentante Permanente russo, si citato presupposti completamente diversi, ossia gli interventi militari occidentali nei Balcani, in Iraq, in Siria e in Libia. Operazioni concluse da tempo. Quella in Libia, poi, autorizzata dal Consiglio di Sicurezza grazie all’astensione della Russia.
L’altro ieri, nuovo revirement. L’invasione russa dell’Ucraina diventa un attacco preventivo, per prevenire uno analogo occidentale – contro una Potenza nucleare?
Tornando alla Giornata dell’Europa, a Roma la si è festeggiata con un concerto in Campidoglio, che ho potuto comodamente raggiungere dopo il lavoro. Oltre alle varie Autorità europee e nazionali, civili e religiose, erano presenti gli Ambasciatori degli Stati membri e l’Ambasciatore d’Ucraina. Il legato di Francia, Paese che detiene la Presidenza di turno, ha pronunciato un discorso davvero ispiratore. In generale, l’appoggio a Kiev è stato chiaro e netto, senza troppi distinguo che avrebbero violato il precetto evangelico “sit verbum vestrum: est, est; non, non”, per di più alla presenza di un Cardinale Arcivescovo.
L’Azienda Comunale Elettricità e Acque aveva illuminato gli edifici del Campidoglio con i colori dell’Unione.
Un solenne saluto.
Stan