Nomi di donna

Mia cara Berenice,

ieri, lavorando al mio ultimo manoscritto, avevo bisogno di dare il nome al personaggio di una ragazza coreana. A tal uopo, si utilizza abitualmente la Rete, repleta di elenchi e generatori di nomi. Con quelli orientali, tuttavia, occorre fare attenzione, perché non sempre è facile distinguere prenome e cognome; inoltre, spesso il secondo viene anteposto al primo.

Io poi devo essere doppiamente cauto, perché i nomi di donna stranieri tendono a suscitarmi un certo infantilismo idiota, o meglio ad amplificare quello latente nel mio carattere.

La sera, ad esempio, guardavo “Hitch” (USA, 2005), con Will Smith, Eva Mendes, Amber Valletta e Michel Rapaport.

Il primo, infelice amore del protagonista si chiama Cressida, ed ecco come, nella mia mente, ho istantaneamente rigirato la scena del primo romantico incontro sulle scale dell’Università.

“Ciao, mi chiamo Cressida!”

“Clessidra”.

“No, Cressida”.

“Clessidra!”

Finito il flashback, ecco entrare in scena la giornalista scandalistica Sara Melas.

Io: “Salamella!”

Stamattina, consultando come è mia abitudine la guida TV, mi sono imbattuto in “Ladies in Black” (Australia, 2018), con Angourie Rice e… insomma, te lo lascio immaginare.

Un imbarazzato saluto.

Stan

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