Mia cara Berenice,
quando Roma è affollata, auto e pedoni si azzuffano, lunghe file si snodano davanti ai musei, ai ristoranti e alle gelaterie. Quando finalmente arrivi davanti al maître, quello scorre la cartella in mano o posata sul leggio e ti pone un aut aut putiniano: “Vuoi stare dentro o fuori? Fuori non ho posto”. Quando tu, ovviamente, opti per il tavolo interno, ti fa scortare in un bunker interrato con una popolazione di avventori e tavoli così densa che, per servire, i camerieri devono essere sinuosi come baiadere. Nei parchi i cani si rincorrono e si scontrano come palline del flipper, i podisti saltellano sul posto per individuare un varco, la polizia pattuglia sorniona, a cavallo o a bordo di auto che scivolano lente lungo i vialetti alberati.
Quando Venezia è affollata, la stazione di Santa Lucia rigurgita passeggeri, le calli più strette sono strozzate come arterie otturate dal colesterolo, vengono istituiti sensi unici pedonali, gli inservienti dai vaporetti ai limiti della capienza serrano cancelli e lanciano gomene, la gente si incolonna fuori dal campanile di San Marco, dalla Basilica, dal Palazzo Ducale, le navi da crociera oscurano il sole, all’imbocco della Strada Nuova la polizia sorveglia i tornelli installati di fresco, i centri sociali li hanno già divelti in almeno un’occasione, sui ponti i venditori abusivi di paccottiglia avvolgono destramente la merce in lenzuola e fuggono all’avvicinarsi della polizia. Portabagagli regolari e abusivi si contendono violentemente la clientela, i gondolieri chiamano svogliati.
Sulla Terraferma, i campi fangosi sono centuriati da nastri di plastica a righe bianche e rosse, anziani parcheggiatori in giubbotti catarifrangenti instradano le auto, le dispongono a mosaico, sotto larghi tendoni la gente affolla le casse, le pesche di beneficienza e i banconi, riempie file e file di tavoloni di legno numerati, sciami di giovani cameriere trasportano vassoi e piatti di plastica colmi di gnocchi, carne grigliata, patatine fritte, fagioli, altre spingono carrelli di dolci, nelle cucine industriali di acciaio inossidabile si affaccendano uomini a petto nudo e donne in grembiule e cuffietta. Salame al cioccolato, tiramisù, panna cotta, crostata, profiterole signori? No, non sono fatti in casa, solo il tiramisù e le crostate. Per lei, signora? No, caffè e sgroppini al banco.
Un affannato saluto.
Stan