L’eterna inimicizia tra scolaresche e pendolari

Mia cara Berenice,

un dubbio mi attanaglia: sono io un pendolare?

Può sembrare ridicolo affermarlo, posto che abito a Monteverde Nuovo e lavoro a Largo Chigi. Eppure, anche quando prestavo servizio al Ministero a Trastevere, per timbrare il cartellino avevo bisogno di tempo e di prendere il tram.

Stamattina, la tempesta perfetta: pioggia, sciopero, guasto alla linea. Ciliegina sulla torta, una scolaresca.

Quando prendevo ogni mattina il treno per Venezia, era frequente che salissero scolaresche in gita nella città lagunare, soprattutto nella bella stagione. La mia reazione era sobria: mi alzavo e me ne andavo.

In un’occasione fui forse troppo maestoso e plateale, tanto che una maestra mi osservò risentita: “Guardi che non mordono”.

Eppure, le scolaresche non piacevano granché nemmeno alle Ferrovie, se è vero che esse, a un certo punto, vietarono loro di riservare carrozze nelle ore di punta.

Il Professor van Ollevic, in un’occasione, si presentò da par suo alle maestre e protestò per gli schiamazzi. Gli fu risposto stizzosamente che la disciplina scolastica non era di sua competenza. Prese carta e penna e scrisse al Preside.

Ci sono peraltro eccezioni. M., una volta, arrivò a Venezia per un’udienza estasiata, dopo aver viaggiato in compagnia dei bambini di una scuola privata, in uniforme, distintissimi, intenti a giocare alla morra cinese.

“Puliti, educati, sembravano finti…”

Un inamidato saluto.

Stan

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