Gestione del tempo

Mia cara Berenice,

è ormai conclamato che gli Stati Uniti abbiano sviluppato un’ossessione, un rapporto di amore-odio verso il lavoro. Una liaison contraddittoria, probabilmente tossica, certamente instabile. Da una parte, si afferma che i millennial sarebbero sempre meno interessati alla carriera, privilegiando la qualità della vita o “work-life balance”.

Dall’altra, per i tirocini offerti dalle società di Wall Street – noti focolai di burnout – sono state presentate più domande che mai, l’ondata delle Grandi Dimissioni si sgonfia (tra pentiti e chi si rassegna a tenersi il lavoro attuale, minacciando però di “prendersela più comoda”) e, soprattutto, la Rete rigurgita di consigli su come arrivare rapidamente ai vertici aziendali ed essere bravi dirigenti e amministratori delegati.

Sono ovunque, letteralmente ovunque. Talvolta hanno un tono impersonale (“Le cinque cose da fare per…”), ma spesso si affidano a un testimonial (“Questo venticinquenne vi spiega come riesce a fare duecentomila dollari l’anno lavorando da una spiaggia in Florida”). Il tono è in molti casi così trionfalistico e stereotipato da far somigliare autorevoli riviste finanziarie o perfino accademiche a certi annunci truffa: “Guarda come fa [Teresa], questa madre single di [Milano], a guadagnare 9.720[.000] [Euro] al mese lavorando part time”.

Visto questo proliferare, ho pensato di dare anch’io il mio modesto contributo, proponendomi come esperto di gestione del tempo (time management, sarà una soft o hard skill?).

Dunque ieri, un sabato, mi sono svegliato relativamente presto per un fine settimana, diciamo a metà mattinata. Sono rimasto a letto per giocare a un videogioco ambientato in un’università di giovani streghe – ulteriore dritta: i videogiochi diretti a un pubblico femminile hanno trame molto migliori.

Alzatomi verso ora di pranzo, sono andato a un mercato, poi a un altro mercato. Con parte di quanto acquistato, ho apparecchiato un brunch leggero. Dopo pranzo ho fatto un sonnellino che si è protratto più del previsto, ma prima di sera sono riuscito comunque a completare una grossa traduzione già abbozzata.

La sera mi sono recato al Mercato del Testaccio, ho consumato una discreta quantità di street food, sono rientrato, ho riletto la traduzione e l’ho consegnata. A quel punto, ho guardato “Spencer” (Germania-Cile-Regno Unito, 2021) e sono andato a letto.

In tutto ciò, ho fatto e steso un paio di lavatrici, ma non ricordo precisamente quando.

Nella prossima puntata, qualche trucco su come ordinare il sushi da asporto.

Stay tuned.

Stan

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