La mirabolante storia della Giamaica

Mia cara Berenice,

hai poco da ironizzare sulla Duchessa di Cambridge, in visita ufficiale in Giamaica per scongiurare l’adozione della forma di Stato repubblicana. Secondo me, Sua Altezza Reale riuscirà nell’intento, anzi ti dico che, schierata alle porte di Kiev, indurrebbe alla resa immediata un intero reggimento di parà russi.

La Giamaica mi è particolarmente cara, perché lo era a Ian Fleming, proprietario della tenuta Goldeneye a Oracabasse, sulla costa settentrionale. In Giamaica sono ambientati “Licenza di uccidere” e il famoso racconto “Solo per i tuoi occhi”.

Inoltre, l’isola ha una storia straordinaria.

Rimase per secoli praticamente disabitata, perché gli spagnoli sterminarono le popolazioni indigene e, in seguito, i coloni europei e gli schiavi importati dall’Africa erano pochi e decimati dalle malattie tropicali: solo alla fine degli anni ’20 si toccò il milione di abitanti, rispetto ai quasi tre milioni attuali.

Fu crocevia di corsari, pirati e bucanieri, protetti dal Governatorato inglese in funzione antispagnola.

Seguì l’epoca delle piantagioni di canna da zucchero, con relativo schiavismo e continue sommosse, alimentate anche dagli africani di prima generazione, fuggiti sulle montagne al tempo degli spagnoli. L’abolizione della schiavitù nell’Impero Britannico nel 1833 non mise assolutamente fine alle violente tensioni tra bianchi e neri.

Sulla base di queste premesse, pare incredibile che la Giamaica non solo sia rimasta nel Commonwealth, ma abbia anche conservato la Regina Elisabetta come Capo dello Stato. Una possibile spiegazione è il timore dell’isola di essere fagocitata, politicamente e culturalmente, dagli Stati Uniti, ostili allo storico legame instaurato dalla Giamaica con la Cuba castrista. Dopotutto, quando gli Stati Uniti nel 1983 invasero Grenada, un’altra piccola isola caraibica del Commonwealth che aveva conservato la Regina come Capo dello Stato, le uniche vere proteste vennero dal Governo di Sua Maestà.

Vedremo come andrà a finire. A mio avviso, dopo che la Duchessa ha percosso pubblicamente un tamburo reggae, per i repubblicani non c’è speranza.

Dio salvi la Regina!

Stan

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