Mia cara Berenice,
la Federazione Russa non sarà l’unico Stato a riconoscere le Repubbliche Popolari del Donetsk e del Luhansk: lo farà anche la Siria, come annunciato dal Ministro degli Esteri Faisal Mekdad.
Dal punto di vista estetico, un filo rosso di coreografia e teatralità lega gli interventi militari russi in Medio Oriente e sulle sponde del Mar Nero.
Nel 2016, dopo la liberazione di Palmira dal Califfato, l’Orchestra Mariinsky di San Pietroburgo al completo si esibì tra le millenarie rovine dell’anfiteatro romano.
La liberazione dell’antica città costò la vita al tenente Alexander Prokhorenko, Eroe della Federazione Russa. Sulla Rete venne fatto circolare l’audio, da alcuni ritenuto apocrifo, dell’ultima trasmissione radio dell’ufficiale.
“[I miliziani dello Stato Islamico] sono qui fuori, effettuate subito l’attacco aereo, sbrigatevi, è finita, dite alla mia famiglia che li amo e che sono morto combattendo per la Patria”.
“Negativo, rientra alla Linea Verde!”
“Comando, è impossibile. Sono circondato, sono qui fuori, non voglio che mi prendano e mi esibiscano come un trofeo, effettuate l’attacco aereo, scherniranno me e la mia uniforme. Voglio morire con dignità e portarmi dietro tutti questi bastardi. Esaudite il mio ultimo desiderio, effettuate l’attacco aereo, mi uccideranno comunque”.
“Confermare richiesta”.
“Sono qui fuori, è la fine, comandante, grazie, dite alla mia famiglia e al Paese che li amo. Dite loro che sono stato coraggioso e che ho combattuto fino all’ultimo. Prendevi cura della mia famiglia, vendicate la mia morte. Addio, comandante, dica alla mia famiglia che li amo!”
Vero o meno che sia l’audio, lo stesso spiccato gusto propagandistico è risultato evidente sia in occasione della presa della Crimea, sia in quella della ripresa delle ostilità militari nel Donbass.
Nel primo caso, in aggiunta al profondo simbolismo storico della penisola, abbiamo visto gli uomini in tute nere e i veicoli militari senza contrassegni eruttati letteralmente dalla terra, un’epifania suggellata dall’invocazione di un istituto giuridico antico e dimenticato, simile alle formule magiche usate nei primissimi processi della Roma arcaica: annessione.
Nei giorni scorsi, invece, abbiamo assistito a una riunione in diretta televisiva, attentamente coreografata, del Consiglio di Sicurezza Nazionale russo presieduto dal Presidente, esibitosi poi in un drammatico discorso alla Nazione nel quale, evocando le glorie passate e attaccando l’apparato comunista di cui pure faceva parte, si è ben meritato il soprannome di Zar.
Ora, prevedibilmente, affluiscono i primi video di colonne militari russe che attraversano il confine, a coronamento di settimane di immagini satellitari sgranate di carri armati, elicotteri, caserme e ospedali da campo.
Un inchino.
Stan