Sherlock Holmes e il caso del supermercato

Mia cara Berenice,

è giovedì in Baker Street. Sherlock Holmes non ha scene del crimine da ispezionare né obitori in cui concupire i cadaveri o farsi concupire dai medici legali. Watson è fuori città, vuole scattare qualche foto della campagna inglese per rinnovare l’immagine del blog. Nemmeno Moriarty si fa vivo, pare sia a Kiev a lucrare sulla crisi russo-ucraina. Mycroft è a Mosca per lo stesso motivo.

Holmes è così annoiato ed esausto che, quando la signora Hudson, stufa a sua volta di vederlo in quello stato, lo spedisce a fare la spesa, non ha la forza di opporsi.

Così, eccolo in coda alla cassa. Nel Regno Unito da sempre riottoso alle restrizioni, ormai nessuno rispetta più il distanziamento, eppure Holmes esita ad accostarsi al nastro.

“Vuole andare avanti?” Borbotta un tizio alle sua spalle.

Holmes repentinamente si volta e lo affronta, fissandolo negli occhi: “Quel signore alla cassa prima di me ha almeno ottant’anni. Indossa guanti di plastica, nonostante siano estremamente scomodi e l’Organizzazione Mondiale della Sanità abbia sconsigliato il loro utilizzo, considerato del tutto inutile e perfino dannoso. Evidentemente, a differenza sua, ha ancora molta paura del virus. Se io mi avvicinassi alla cassa ora, con ogni probabilità chiederebbe al cassiere di allontanarmi e verrebbe accontentato”.

L’uomo respira pesantemente sotto la mascherina chirurgica sghemba, cercando qualcosa con cui replicare.

“Mentre tu tenevi questa predica,” esplode infine, “il ‘signore anziano’ ha già imbustato la spesa e ha già pagato”.

Senza rispondere, Holmes si presenta alla cassa. Oltre la barriera di plastica trasparente, lo accoglie lo sguardo gelido della giovane e graziosa commessa. L’ultima volta Holmes aveva dedotto, da un paio di graffietti sul suo collo, che si era lasciata malamente con il fidanzato, e lei non aveva gradito tanto intuito investigativo.

“Signorina,” la previene Holmes, leggermente esasperato dallo scontro con l’energumeno, “posso vagamente comprendere che lei abbia considerato il semplice esercizio delle mie innate abilità deduttive come un’intrusione nella sua riservatezza. Desidero tuttavia assicurarle che non ho alcun interesse erotico o romantico nei suoi confronti. In ogni caso, sappia che lei può comunque disattivare la mia ‘Sherlock-scansione’ utilizzando il metodo Irene Adler”.

“E quale sarebbe,” chiede la commessa, strascicando minacciosamente le sillabe, “il metodo Irene Adler?”

“Ecco, Miss Adler, impropriamente soprannominata dalla stampa ‘l’unica donna che ha battuto Sherlock Holmes’, si è spogliata completamente al mio cospetto, così neutralizzando…”

La commessa fa un cenno con la mano, facendo avvicinare la corpulenta guardia giurata che presidia i carrelli.

Fine episodio.

Stan

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