Simone

Mia cara Berenice,

Simone è un nome importante, un nome di peso.

Simone era il nome originario di San Pietro Apostolo, considerato dalla Chiesa Cattolica il primo dei Pontefici.

Simon Says, nei Paesi anglosassoni, è un gioco per bambini in cui gli ordini di Simone sono legge.

Nel glorioso ’68, ne venne ricavata una canzone dei 1910 Fruitgum Company, seguita a ruota dalla cover italiana “Il ballo di Simone” di Giuliano e i Notturni.

La magia di Simone rimane viva e scintillante come un fuoco fatuo, nei tempi e nei luoghi più impensati, nei contesti – come direbbe un copywriter – dell’urbanesimo contemporaneo.

L’altra sera, per esempio, mi trovavo a bordo della navetta sostitutiva del Tram 8, messa in campo dal Comune a causa di lavori di asfaltatura e rifacimento dei binari che si protrarranno fino al termine del mese.

Tre ragazze erano sedute a triangolo e, benché sia la distanza tra i sedili, sia le mascherine FFP2 scoraggiassero la conversazione, una di loro non si è potuta esimere dal gridare: “Mi chi è Simone?”

“Non saprei,” ha risposto la prima, mentre la seconda si è limitata ad abbozzare con il mento un gesto di ignoranza.

“Perché Elisa ha scritto: Simone mi scrive sempre cose carine… ma si sta sentendo con uno?”

“Non saprei,” ha ripetuto la prima, mentre la seconda si è limitata a increspare la fronte e sollevare leggermente il capo, in segno di ignoranza.

“No, perché se anche lei si sta sentendo con uno, io mi suicido!”

L’autobus ha proseguito la sua corsa, risalendo con l’agilità guizzante di una capra (o di una carpa) il declivio che conduce a Monteverde Nuovo, leggero e semivuoto com’era. La città è parzialmente svuotata dall’ondata di virus, dalle quarantene scolastiche e dal lavoro agile, e così, una volta tanto, l’Azienda Municipalizzata è riuscita a provvedere a un servizio di navette sostitutive adeguato, in cui talvolta il tram è sostituito da due autobus che si inseguono e giocano a rimpiattino.

Sul colmo, la temperatura della limpida giornata invernale si era bruscamente abbassata e le lucine del bar sotto il gazebo del parco brillavano nell’oscurità.

Butta in aria le mani e poi lasciale andar!

Stan

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