Mia cara Berenice,
il Belgio ti lascia sempre qualcosa.
Alla nonna di un mio caro amico, il ricordo adolescenziale di una madre badessa che la trascinava per i capelli attraverso il cortile del collegio, per aver mandato un biglietto d’amore all’organista.
A me, l’abitudine della borsa.
In Belgio, si gira con una borsa di stoffa, spesso del Carrefour. Ci si fa quella che in Italia chiameremmo la “spesa piccola”, magari per la cena, nei piccoli supermercati più simili a rosticcerie che, invariabilmente, incentivano questa pratica contro le borse usa e getta. Naturalmente, ci si fa anche altro.
Nella mia borsa, ad esempio, ci sono una borraccia termica, un libro e un ventaglio – sì, anche d’inverno: nella calca di Roma può sempre tornare utile, soprattutto in questo gennaio mitissimo in cui nevicano mascherine.
Le borse di stoffa o in iuta te le regalano agli eventi ufficiali, ma l’ultima era un dono di G. L’ho tenuta carissima e brandita in mille battaglie, finché, ricoperta da una patina giallastra e strappata in più punti, mi ha fatto capire di desiderare l’estremo riposo.
Pensavo fosse facile procurarmi un rimpiazzo, ma nel quartiere non ho trovato nulla. Allora oggi sono andato a farmi un giro a Termini, dove ricordavo di aver visto un negozio di borse di stoffa… solo che, a Termini, gli esercizi ruotano, e dove ricordavo di aver visto borse c’erano solo borracce. Nulla nemmeno nei negozi circostanti e della Metro. Solo da COIN ha trovato una borsa delle dimensioni giuste, ma dal costo spropositato.
A quel punto, ho mangiato un piatto di spaghetti con la pummarola al ristorante napoletano della lounge e mi sono spostato in metro alla Rinascente, dove ho risolto il problema in un attimo: alla Rinascente c’è tutto, signora mia.
Al momento di pagare, la cassiera ha imbustato la borsa in un’altra borsa e, all’uscita, il tutto ha fatto suonare il metal detector. La guardia giurata ha controllato la borsa ed è rimasta interdetta, trovandoci un’altra borsa.
“Ma cosa hai comprato?”
“La borsa!”
“Ah…”
“Vuole perquisire l’altra borsa?”
“No, no, si vede che la borraccia ha fatto scattare l’allarme”.
Un saluto nel saluto nel saluto.
Stan