Mia cara Berenice,
il primo giorno del nuovo anno, il Post ha pubblicato un articolo non firmato che mi ha fatto letteralmente commuovere, tali erano le affinità elettive con l’ignoto autore.
Prendendo le mosse dalla predilezione hollywoodiana per prequel, sequel, remake, reboot e simili, nonché dal citazionismo imperante in ambito accademico e scientifico, il giornalista documenta lo scioglimento della vena creativa americana – ma il discorso ben può estendersi all’intero Occidente.
L’attenzione dedicata alla cinematografia può sembrare eccessiva, eppure chi è l’unico a poter dire di aver battuto sonoramente la pandemia? Un film: “Spider-Man: No Way Home” (USA, 2021). E come questo film ha sconfitto la pandemia? Con una sorta di antologia, florilegio o silloge dei precedenti cicli cinematografici dedicati all’Uomo Ragno, scritturandone addirittura gli attori protagonisti.
Significativamente, l’identico meccanismo era stato utilizzato in “Avangers: Endgame”, solo che in quel caso ne era uscita un’indegna ammucchiata simile a una mischia del rugby.
Forse proprio per evitare di mettere troppa carne al fuoco, “Spider Man: No Way Home” trascura di menzionare quella che è, a mio modesto avviso, una gemma cinematografica inestimabile. Mi riferisco alla parodia dello “Spider-Man” del 2002 con Tobey Maguire e Kirsten Dunst, interpretata da Jack Black e Sarah Michelle Gellar in occasione degli MTV Movie Awards del 2003.
Sarebbe davvero troppo, invece, pretendere un omaggio alla canzone “Hanno ucciso l’Uomo Ragno”, rilasciata dal gruppo musicale italiano 883 nel 1992.
Un amichevole saluto di quartiere.
Stan