Nella valle

Mia cara Berenice,

sono le ore 16 e 46 del primo gennaio 2022, il nuovo anno è iniziato.

Secondo autorevoli esperti, la pandemia dà segnali di endemizzazione.

Secondo altri esperti, altrettanto autorevoli, la situazione resta drammatica ed edulcorare le norme su quarantene e isolamenti è una follia e un premere il grilletto durante una partita di roulette russa.

Di tutto questo, però, parleremo con più calma.

Io e mio padre siamo tornati sul vigneto, ma uno strano rumore – una percussione ritmica e sorda – lo disturbava nel suo lavoro. Oltre gli alberi, lungo la dorsale della collina, un trattore si trascinava dietro una strana macchina agricola. Non ebbe pace finché non l’ebbe identificata.

“Non è un aratro?”

“No, è più tipo…”

“Un erpice?”

“Esatto, un erpice”.

Mentre rientravamo, un giovane ci aspettava sul colmo di una collinetta. Mi ha salutato garbatamente e ha discusso con mio padre della quarantena sua e del suo genitore, nonché dei prossimi lavori agricoli.

L’Italia tutta sta beneficiando di un’anomala estate di San Silvestro e un sole caldo indorava l’erba stopposa e secca dell’inverno, tanto che non ci eravamo portati dietro le giacche.

“La signora,” pronosticò mio padre, riferendosi alla maestra in pensione che ha preso a pigione il primo piano della nostra vecchia casa, “sarà sicuramente sul terrazzo a prendere il sole”.

Aveva ragione.

Un agreste saluto.

Stan

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