Mia cara Berenice,
mentre in Italia infuria la guerra civile tra governativi e antivaccinisti, un tocco di teatralità è stato aggiunto dalla circolare con cui il Capo della Polizia e Direttore Generale della Pubblica Sicurezza ha disposto che agli agenti non vaccinati vengano ritirati distintivo, pistola e manette.
Non sembra di essere in un film americano?
Ho provato a immaginare come questo scenario potrebbe eccitare la fantasia surriscaldata e le manie di persecuzione degli antivaccinisti.
Un saluto.
Stan
TRE MINUTI DOPO LA MEZZANOTTE
COMANDO CARABINIERI PER LA TUTELA DELLA SALUTE – ROMA
SALA DEGLI INTERROGATORI N. 6
Tutto, in quel mondo ermetico, era improntato a sobrietà spartana, in equilibrio precario tra austerità militare e spenta sciatteria statale. Su quello sfondo, il grande cattedratico e il principe del foro, con i loro abiti morbidi e variopinti, superbamente tagliati, spiccavano come due cartoni animati vomitati nella vita reale da qualche vortice dimensionale.
“Io sono venuto, signor maresciallo,” surrurrò, in tono di degnazione, il principe del foro. “Dov’è il magistrato?”
Il maresciallo ispettore Lusi inarcò le sopracciglia folte: “Che c’è, avvocato… non sono di grado sufficientemente elevato per interloquire con lei?”
“Conosce le regole quanto me, maresciallo,” sogghignò il principe del foro, incrociando le braccia. “Come so benissimo perché qui non ci sono i suoi superiori”.
Lusi si chinò attraverso il tavolo: “Lei sa un sacco di cose… ma conosce la matematica?”
Pronunciando l’ultima parola, lambì con le nocche della mano destra un plico di carte posizionato al centro del tavolo.
“La conosco io,” intervenne il luminare, in tono brusco e secco, riconoscendo nel documento un articolo accademico che portava la sua firma.
“Vedo che questo testo le è familiare,” sorrise Lusi, sollevando il plico tra le mani. “Questo è il suo articolo, pubblicato sulle più prestigiose riviste scientifiche, in favore della vaccinazione dei bambini. Com’è che conclude? Aspetti… ‘i benefici superano di gran lunga rischi i rischi’,” lesse il carabiniere dall’abstract.
“E confermo,” tagliò corto autorevolmente il cattedratico.
Lentamente, Lusi aprì il plico, rilegato ad anelli, in corrispondenza di una cartella fitta di tabelle, dati ed equazioni, seminata di crocette e correzioni appuntate in inchiostro rosso brillante. Il luminare lesse e rilesse il suo stesso testo, soffermandosi sui segni rossi, più e più volte, impallidendo crescentemente.
“Si sente bene, professore?” Ironizzò il carabiniere.
“Chi… chi ha fatto questi calcoli?” Balbettò il cattedratico.
Il sorriso sul volto del maresciallo si spense, mentre un treno di immagini luminose gli attraversava la mente a tutta velocità.
Una bambina.
Un’iniezione.
Uno sguardo spento.
Una madre che le sventola le dita davanti agli occhi.
Dita infantili che scrivono freneticamente sui muri di una cameretta.
Numeri e cifre.
Il maresciallo si riscosse: “Temo di non poterglielo dire”.
Il principe del foro posò una mano rugosa su quella nodosa del suo assistito.
“Attilio,” gli ingiunse dolcemente, “non dire nulla”.
Il cattedratico scosse leggermente la testa.
Lusi sorrise: “È tutto inutile… sono i numeri che parlano… anzi, che cantano… vero, professore? La musica dei numeri. Mi sono preso la libertà di visionare, su Internet, il video di qualche sua lezione. Si vede che lei la passione, la vocazione ce l’ha… è come me. Solo che io sono uno stronzo di maresciallo dei NAS e lei è un docente universitario di fama mondiale, per cui Big Pharma le ha sganciato addosso tanti di quei soldi dall’elicottero da seppellire la sua passione. Non la biasimo, di fronte a cifre del genere,” il maresciallo posò sul tavolo degli estratti conto, “anch’io avrei ceduto, professore… e poi, anche questa è musica dei numeri, no?”
Il principe del foro si alzò di scatto, scuotendo il suo sacco d’ossa e afferrando per il gomito il cattedratico che, tuttavia, rimase seduto, fissando Lusi dritto negli occhi: “La mia confessione per il nome di chi ha fatto questi calcoli”.
“L’avete creata voi, pensi”.
“Allora?”
“Va bene”.
Attraverso il finto specchio, Lusi fece un cenno a un appuntato che accorse nella stanza a disporre un computer portatile sul tavolo. Pestando la tastiera in equilibrio precario sui due faldoni di carte, Lusi aprì My Law Enforcement, il software di servizio, e cominciò a riempire il verbale precompilato. Le sue dita danzavano gioiosamente sui tasti e non impiegò molto tempo, ma, al momento di cliccare su “Salva”, dagli altoparlanti uscì un gracchiare molesto, mentre sullo schermo compariva una stringa alfanumerica inintelliggibile. Lusi ritentò l’operazione più volte, senza successo.
“Ma che cazz…”
“Qualche problema?” Si informò l’avvocato.
“No, no, solo ‘sto programma del cazzo… ‘sti appalti… non c’è una volta che non si facciano fregare…”
“Il software sta facendo solo il suo lavoro, Lusi!” Era la voce baritonale del colonnello, improvvisamente comparso sulla soglia della saletta, affiancato dal magistrato; alle loro spalle, con espressione imbarazzata e colpevole, l’appuntato.
Lusi si alzò: “Colonnello, dottore, buonasera”.
“Buonasera a lei, maresciallo a disposizione Lusi!”
“A disposizione?”
Il colonnello alzò il polso, sfoggiando il quadrante del costoso orologio: “Forse non ha fatto caso a che ore sono”.
Lusi allargò leggermente le braccia e sollevò il mento: “La mezzanotte e cinque, perché?”
“La mezzanotte e tre,” rettificò il colonnello, “ma, legalmente, è la stessa cosa. A mezzanotte di oggi è entrato in vigore l’obbligo di vaccinazione per gli agenti di Polizia Giudiziaria e di Pubblica Sicurezza, con effetto immediato e sotto pena di sospensione automatica. Voglia favorire pistola, tesserino e manette, cortesemente… e, prima di smontare dal servizio, lasci l’uniforme in spogliatorio. Grazie”.
Lusi alzò le mani guantate: “E sia. Me ne vado. Appuntato, raccolga lei la confessione del professore”.
“L’appuntato la scorterà fuori,” sogghignò il colonnello. “Qui subentriamo noi”.