Mia cara Berenice,
oggi il Tram 8 si è piantato, come un mulo degli alpini, sulla salita di Monteverde, pare a causa delle foglie fradice accumulate sui binari. Non è un buon inizio per il nuovo Sindaco, che ha spavaldamente promesso la città tirata a lucido entro Natale.
Qui però voglio soffermarmi su un’altra declinazione dell’hybris, l’accanita ostinazione dell’autista dell’Azienda Municipalizzata nel tentare di far ripartire il mezzo. Ha aggredito il pendio più volte, facendo scrocchiare il motore come se masticasse dei taralli. È uscito dalla cabina di testa per raggiungere quella di coda e far retrocedere il tram, in modo da dargli più slancio, è tornato in testa, sempre facendosi strada imperiosamente tra i numerosi passeggeri; con uno ha litigato, accusandolo di “bere ignoranza a colazione nel caffè”, prima di sparire di nuovo in cabina.
Mi ha ricordato mio padre, in particolare una volta tanti anni fa, in montagna. Noi eravamo in coda per la seggiovia, lui rimirava con concentrazione densissima – da cioccolata calda invernale, appunto – gli ingranaggi e i cordami d’acciaio dell’impianto. “Finché non avrà capito tutto il funzionamento,” sospirò mia madre, “non si smuoverà di lì”.
Su qualche vecchia casa si intravedono ancora le lettere sbiadite di un motto mussoliniano: “SOLO DIO PVÒ PIEGARE LA VOLONTÀ FASCISTA, GLI VOMINI E LE COSE MAI”. Secondo un sito specializzato nella localizzazione e l’esegesi di queste scritte murali, la frase sarebbe stata pronunciata dal Duce il 3 dicembre 1934, a Roma, nel premiare alcuni agricoltori distintisi nella Battaglia del Grano.
In quel momento, il Capo del Governo ignorava certo di stare evocando, come un aedo greco, un pantheon politeista, in cui il divino avrebbe assunto le fattezze dei siluri inglesi sganciati contro Taranto, delle montagne della Grecia, dei carri armati schierati dal nemico a El Alamein.
Lo avrebbe fatto ancora più inorridire, del resto, il pensiero dell’apoteosi del Comitato di Liberazione Nazionale, della Brigata Garibaldi che inchiodò la sua colonna a Misso, del plotone di esecuzione che eseguì la condanna a morte a Giulino di Mezzagra.
Un umile saluto.
Stan