Mia cara Berenice,
la domenica, solitamente sonnacchiosa, è stata per me piuttosto accidentata – “bumpy”, direbbero gli anglosassoni.
Il fatto è che, a metà settimana, mi aveva telefonato mio padre.
“Sapevi che Aristotele è a Roma?”
“No, come facevo a saperlo?”
“È a Roma per una conferenza all’Università di Roma Tre”.
“Be’, non riesco ad andare a sentirlo… il Ministero…”
“No, no, certo… però, magari, potresti fargli vedere un po’ Roma nel fine settimana; lui riparte lunedì mattina”.
“Non era mai stato a Roma?”
“No, temeva apparisse un omaggio servile alla potenza dei Cesari, che avevano dato il definitivo colpo di grazia alla libertà delle città Stato greche”.
“Certo… questo ai tempi dell’Impero Romano… ma dopo?”
“Lo sai com’è fatto… allora, puoi chiamarlo? Alloggia a Trastevere”.
“Ok… hai il nome dell’hotel?
Non rimproverarmi per il mio scarso zelo, mia cara Berenice, ti ho già spiegato quanto terribilmente pesante sia Aristotele.
Nonostante avessi spaccato il minuto – anzi, fossi arrivato in ampio anticipo – mi aspettava grave e pensoso nella hall dell’albergo.
Dopo gli scarni convenevoli di rito, gli ho proposto di dirigerci ai Fori Imperiali. Ha accettato e proposto a sua volta di dirigerci a piedi.
“Per me nessun problema, Maestro, sa quanto mi piace camminare; tuttavia, pensavo che avremmo preso il tram…”
“Alla reception mi hanno detto che oggi non passa”.
“In effetti è possibile che non passi, ma, in quel caso, ci saranno le navette”.
“O passa o non passa!” Ha tagliato corto severamente, invocando il suo benedetto principio di non contraddizione.
Arrivati in Piazza Venezia, abbiamo asceso i gradini del Campidoglio e si è lamentato dalla mancata rielezione della Sindachessa che, a suo parere, aveva tratti e proporzioni perfetti e statuari.
“Non la immaginavo un estimatore della bellezza femminile, Maestro,” ho celiato.
“Non lo sono,” mi ha fulminato, “ma, se era bella, era anche la più adatta a governare”.
“Per certi versi ha fatto bene, per altri ha un po’ deluso le aspettative”.
“O ha fatto bene o ha fatto male!”
A quel punto, ero ormai spazientito e, arrivati in cima, mi sono permesso di fagli notare che pioveva e splendeva il sole allo stesso tempo.
“Possiamo dunque dire, Maestro, che il tempo è bello e non è bello allo stesso tempo?”
“No”.
Così è passata la mia giornata. Del resto, bisogna avere pazienza, Aristotele ospita ogni inverno mio padre e sua sorella nella sua baita di Livinallongo. Dà loro anche degli skypass gratuiti, a cui ha diritto perché la pista di Arabba attraversa un certo terreno, ereditato da non so quali zii; per la verità, mio padre e mia sorella non sciano, ma lui insiste che non gli costa nulla.
Un saluto.
Stan