Joker 2 e ulteriore sequel

Mia cara Berenice,

tornato a casa dopo una lunga giornata, ho scoperto che sul quinto canale davano “Joker” (USA, 2019), il film più celebrato degli ultimi anni.

Così mi sono detto: “Ehi, è piaciuto praticamente a tutti fuorché a te. Dagli una seconda occhiata, una seconda chance”.

Il film sta finendo in questo momento e, in effetti, forse sì, forse il mio giudizio era stato troppo severo…

Anche se…

Anche se, su IMDb, alla pellicola viene attribuito un punteggio della critica pari a 59/100, di poco sotto la sufficienza. Il mio amato “Dune”, ad esempio, arriva a 74, con un punteggio del pubblico molto simile a “Joker”.

Per non parlare di quanto sia difficile, seppure a medio-lungo termine, immaginare il bistrattato Arthur Fleck nei panni del Joker.

A meno che…

A meno che un abile sceneggiatore non azioni una delle più potenti forze dell’universo di Batman e del mondo reale.

JOKER 2

Mentre Gotham bruciava, il signor Ra’s al Ghul, titolare di una società di import-export nel quartiere finanziario, ricevette una telefonata dall’Ambasciata di Lazaria a Washington, missione diplomatica da cui egli dipendeva nella sua qualità di Console Onorario.

Era sera inoltrata, per cui l’Ambasciatore lo chiamò a casa e a prendere la telefonata fu la figlia Talia.

“Eccellenza!” Esclamò la ragazza, con il suo tipico sorriso radioso. “Come sta? Sua moglie? Certo che noi stiamo bene. I disordini? Il palazzo ha un paio di guardie giurate… no, non mi fido di loro, ma mi fido di mio padre: è estremamente protettivo nei miei confronti. Certo, glielo passo”. Passò la cornetta al padre.

“Eccellenza, buonasera, grazie di aver chiamato. Lasciare la città? Mi sembra eccessivo. Oltretutto, non è un buon momento per scendere in strada. Sì, non usciremo. Sì, staremo attenti. Certo, certo, chiamerò il centralino dell’Ambasciata per ogni evenienza. La chiamerò domani mattina da qui o dall’ufficio, Eccellenza. Saluti alla sua deliziosa signora. Buonanotte”.

Ra’s al Ghul riagganciò. Talia si riavviò i capelli corvini: “Forse era meglio che mi fingessi più spaventata?”

Ra’s al Ghul scrollò le spalle: “Sono stufo di questa buffonata. In questa città, una rivolta non poteva che essere opera di pagliacci, guidati da un pagliaccio”.

“Magari lo sottovaluti. Sai che mi ha appena scritto il mio uomo al Dipartimento di Polizia?”

“No,” sospirò Ra’s al Ghul con condiscendenza, “che ti ha scritto?”

“Pare che il Clown sia evaso”.

“Evaso?”

“L’auto della polizia che lo portava in camera di sicurezza è stata speronata dai pagliacci rivoltosi che hanno trascinato fuori il loro capo”.

“Allora non è evaso. L’hanno fatto evadere”.

“Chissà dov’è ora…”

“Non mi interessa”.

“A me sì”.

Ra’s al Ghil incenerì Talia con lo sguardo.

“Lascia perdere,” le intimò. “Ci manca solo un clown”.

Talia sorrise: “Con tutto il rispetto per le vostre sottili strategie, padre, non credo che Gotham cesserà di esistere stanotte: servirà qualche ulteriore spinta”.

“E pensi che possa dargliela quel pagliaccio?”

“In mano alla giusta burattinaia, sì”.

TRENT’ANNI DOPO

Talia al Ghul ricordava distintamente quel giorno in cui, trent’anni prima, aveva agganciato Arthur Fleck, l’uomo che tutti ormai conoscevano come il Joker. Era rimasta sconvolta nell’apprendere che aveva vent’anni, ne dimostrava almeno dieci in più. Aveva sempre avuto un’aria disfatta, anche all’apogeo del suo regno di terrore, prima che Batman scendesse in campo.

Mai, però, come quella sera. Il Pipistrello aveva chiuso i conti, una volta per tutte. Il Joker non sarebbe arrivato, per l’ennesima volta, al Manicomio di Arkham, impacchettato in bende, camicie di forza e altri dispositivi di contenzione. Sarebbe andato all’obitorio per essere squartato dai bisturi e avvolto nel sudario.

Il petto impiastricciato di bianco, impastato di sangue, si sollevava affannosamente, mentre il Clown si preparava a esalare, sul maestoso palcoscenico del Crown Point Bridge, l’ultimo respiro. Si chinò su di lui e gli occhi scuri come pozze nere del Joker, ormai annebbiati, la riconobbero.

“Qualis artifex pereo,” mormorò il Clown del Crimine, con le sue ultime forze.

Talia sorrise. Qualis artifex pereo. Quale artista muore con me. Le ultime parole attribuite all’Imperatore Nerone. Sussurrate in latino.

Quando aveva incontrato Arthur Fleck, nascosto in casa di uno dei suoi patetici seguaci, era uno psicotico semi-ritardato. Lei l’aveva trasformato, per lei era diventato un supercriminale.

Talia depose un bacio sulla fronte umida di sudore e cerone.

“Addio, amico mio”.

Ci starebbe un ulteriore capitolo in salsa femminista, come usa ora.

LE VEDOVE DI GOTHAM

Lo scontro finale tra Talia al Ghul e Harley Quinn avvenne sul Crown Point Bridge, dove era caduto il Joker.

Ufficialmente, era una lotta per il trono della malavita di Gotham, dopo la morte del Clown e la scomparsa di Batman. In realtà, era la resa dei conti fra due donne che si odiavano. Harley Quinn, la sottomessa Regina di Cuori, aveva sempre mal sopportato l’ascendente che l’altera Talia esercitava sul suo Pudding.

La accusava di averlo spinto allo scontro contro un Pipistrello sempre più potente, oscuro, sanguinario e psicopatico.

Non le perdonava di essere stata presente alla morte del Joker, mentre lei dormiva con i pesci, sul fondo della Baia di Gotham. Secondo il medico della mala che aveva rabberciato i pezzi dell’Arlecchino, clinicamente lei era già morta. Nessuna forza nota alla scienza avrebbe potuto farla risorgere da quella tomba d’acqua. Eppure, bastava guardare negli occhi tondi e infuocati di Harley per dissipare ogni dubbio.

Ora le due donne erano faccia a faccia, circondate da una massa di cadaveri dei rispettivi scagnozzi e dagli elicotteri della polizia e della stampa che volteggiavano in circolo sul ponte. Della visuale migliore, tuttavia, godeva il Commissario Gordon, appostato sull’estremità del ponte che dava sulla città, dietro i blindati, i sacchi di sabbia, i blocchi di cemento e le barriere della Guardia Nazionale.

“Che facciamo?” Lo incalzò l’ispettrice Montoya, al suo fianco. “Dopo quella carneficina, sono rimaste solo in due, e senza ostaggi”.

“Non facciamo niente,” replicò il Commissario, ancora scosso dalla clamorosa uscita di scena di Batman. “Lasciamo che quelle due galline si becchino a vicenda: se si ammazzano, tanto meglio”.

Pur cogliendo con dispiacere il tono amareggiato del suo superiore, Montoya approvò distrattamente. In fondo, perché rischiare? Talia al Ghul, una psicopatica. Harley Quinn, una psicotica. Erano capacissime di aver minato il ponte.

Diverse campate più in là, fu Talia a rompere il silenzio.

“Sei patetica,” sentenziò, con disprezzo. “Metterò fino alle tue sofferenze”.

Snudò il coltellaccio ricurvo e cominciò a marciare frontalmente su Harvey Quinn, con le movenze plateali di una modella che sfila. La stampa, appostata in aria o sulle rive, impazzì. I registi abbaiavano ordini, i fotografi strizzavano spasmodicamente i loro teleobiettivi, gli operatori zoomavano da ogni angolazione.

“Vuoi diventare influencer?” Sogghignò Harley Quinn, rompendo l’incanto.

Talia si irritò. Voleva veicolare il messaggio che contro un nemico come Harley non aveva bisogno di alcuna precauzione, che quella era un’esecuzione e non un duello… ma suo padre aveva ragione, Gotham era una città di maiali.

Si lanciò furiosamente contro la sua avversaria che, tuttavia, scomparve in una nuvola di fumo. Cariche esplosive spezzarono le funi d’acciaio che reggevano il ponte, facendole schioccare come potentissime fruste, e solo l’agilità sovrannaturale di Talia le permise di uscirne viva, ma non senza vistosi e profondi tagli al volto e al corpo.

“Troia!” Urlò. “Ti squarterò a pezzetti con le mie mani! Sembrerai un vero Arlecchino, allora!”

Harley Quinn emerse dalla spessa cortina fumogena che premeva da ogni direzione, facendo fischiare l’aria con il suo martello. Talia schivò – nonostante il dolore atroce agli arti feriti – e si mise in guardia.

“Ferme!”

Talia riconobbe la voce di Catwoman e i suoi occhi si dilatarono di rabbia. Quando pensi che le cose non possano andare peggio…

Quasi facendo eco ai suoi pensieri, Harley rise argentina: “Ma guarda, le due vedove di Batman!”

“Almeno non siamo le vedove di un pagliaccio,” commentò Catwoman, con il suo molle tono felino. Harley Quinn le si avventò addosso, ma la Donna Gatto, fresca come una rosa, schivò quasi a passo di danza.

“Ragazze!” Chiamò Catwoman, in tono quasi canzonatorio. “I nostri uomini sono andati avanti. Non pensate che dovremmo fare lo stesso?”

“Il tuo è andato avanti!” Sputò rabbiosamente Harley. “Il mio Pudding è andato all’inferno! Ma stai sicura…”

“Ha ragione,” la interruppe Talia, con il suo tipico tono da donna d’affari. “Questa rissa non ha alcun senso, a parte eccitare qualche pervertito che ci sta riprendendo e la polizia, che aspetta solo di mettere le manette ai polsi della vincitrice. Mio padre è morto, Bane è morto, il Joker è morto e Batman, evidentemente, ritiene che non ci sia più bisogno di lui, che a Gotham siano rimasti solo un paio di supercriminali in gonnella isterici, dei quali potrà occuparsi facilmente la polizia. Devo dire che gli stiamo diamo ragione”.

“Vedo che hai capito, sorella,” applaudì Catwoman, leccandosi voluttuosamente la manica di pelle del costume.

Harley, gli occhi ancora iniettati di sangue, non disse nulla, ma non si mosse.

“Quindi, che cosa proponi?” Riprese Talia.

“Innanzitutto, leviamoci da questo ponte, prima che ci arrestino come tre borseggiatrici della Metro di Gotham: non sarebbe dignitoso”.

“A te che te ne importa?” Scattò Harley Quinn.

Talia socchiuse gli occhi.

“Come ultima supercattiva di Gotham,” spiegò Catwoman, “avrei vita breve. Diventerei una specie di trofeo di caccia per tutti gli psicopatici del Paese”.

“In effetti,” ammise Harley, con improvvisa e sorprendente calma, pensando allo stuolo di pervertiti e feticisti che, su Internet, fantasticava sulla Gatta… e su di lei, se era per questo.

“Quindi cosa proponi?” Tagliò corto Talia. “Ah, già, di andartene dal ponte… l’avevi già detto…” Alzò graziosamente gli occhi al cielo, come una dirigente che non può permettersi il lusso del micro-management, ma ha comunque tutto sotto controllo.

Tutto intorno al ponte, l’arrivo della Gatta aveva rinfocolato l’agitazione.

“Ma che fanno?” Si chiese ad alta voce il Commissario Gordon, da dietro il suo binocolo.

“Cazzo!” Imprecò Montoya. “Tagliano la corda!”

“Fermatele!” Ordinò Gordon.

Poliziotti, militari e teste di cuoio si riversarono sul ponte da entrambi i lati; si mise in moto perfino un carro armato dell’Esercito, il cannone puntato. Anche Montoya si buttò nella mischia, la pistola d’ordinanza spianata, ma il Commissario sapeva benissimo come sarebbe andata a finire. Talia al Ghul, Harley Quinn e Catwoman. Non le avrebbero mai beccate.

Per la prima volta da quando Batman se n’era andato, Gordon sorrise.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...