Il vecchio babbione

Mia cara Berenice,

il vecchio babbione ti dirà che questo è il novembre più piovoso a memoria d’uomo, soprattutto per i parametri romani.

A tal proposito, egli aggiungerà che Roma regge poco e male la pioggia, che si formano enormi pozze sui marciapiedi, che l’accumulo di foglie bagnate sui binari ostacola la circolazione dei tram, che l’arrivo in Campidoglio del nuovo Sindaco non ha cambiato nulla.

Se gli fai notare che il nuovo Sindaco è, appunto, neoeletto, sbufferà come un cavallo.

Se constati che la pioggia, quantomeno, fa bene all’agricoltura, ti risponderà che lui stesso è nato e cresciuto in campagna, e sua nonna era una coltivatrice diretta, ma usava comunque dire: “Il sole non annoia mai”.

Il vecchio babbione dissemina ombrelli a casa e in ufficio, ne tiene uno pieghevole in borsa, si comporta come se la pioggia fosse radioattiva.

Scruta sulla Rete le previsioni del tempo a quindici o perfino a trenta giorni, pur sapendo benissimo quando la loro attendibilità sia discutibile.

Si lamenta degli stendini in casa, pur avendo tutto lo spazio per collocarli, e trova l’odore di umidità così insopportabile da aerare l’intera abitazione anche alle nove di sera.

Il vecchio babbione è una calamità e una vergogna.

Il vecchio babbione sono io.

Dove te ne vai in giro con quelle minigonne? Ai tempi dell’Imperatore, le aristocratiche sapevano almeno vestire: nient’altro, ma vestire sì.

Stan

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