L’anima delle macchine

Mia cara Berenice,

l’anima delle macchine è un tema ampiamente trattato dalla fantascienza, forse in modo particolarmente esplicito nel film “Io, robot” (USA, 2004), tratto dall’opera di Asimov.

Perché un computer o un router, all’improvviso, si impuntano come muli, per poi ricominciare a marciare con un semplice riavvio?

Perché il tornello installato all’ingresso del Ministero per leggere la certificazione verde è diventato, improvvisamente, un Cerbero leggermente più benevolo?

L’assistenza tecnica di chiunque l’abbia rifilato all’Amministrazione sarà venuta a ripulire o ritarare il sensore ottico?

O saremo stati noi umani a imparare l’altezza giusta a cui esibire il codice QR, l’angolazione giusta, il modo giusto di parare i riflessi che disturbano il lettore?

Si tratta dunque di un rapporto di osmosi, simile a quello degli umani potenziati da esoscheletri, racchiusi come cuori nei petti di giganteschi robot o macchine ormai essi stessi, come Darth Vader e Robocop?

Ma oramai le macchine stesse sono discese al livello intermedio della catena alimentare, diventate un mero tramite – oltretutto dalle dimensioni fisiche sempre più convenute – per la Rete, i dati, i videogiochi, la realtà virtuale, la realtà aumentata, il metaverso.

Il primo schedario virtuale fece la sua comparsa, curiosamente, in un film molto più interessato alla carne che ai microchip, “Rivelazioni” (USA, 1994), con Donald Sutherland, Michael Douglas e Demi Moore.

Oggi si parla di interi uffici e sedi virtuali… curiosamente, però, le società che li offrono mettono l’accento su servizi estremamente fisici: domiciliazioni, fermi posta, sale riunione, scrivanie condivise, segreterie.

Lo stesso New York Times ha notato come, proprio per lanciare il progetto Metaverso, la Meta Platform Incorporated di Mark Zuckerberg stia facendo incetta di negozi e punti vendita.

Analogamente, uno dei principali beneficiari della pandemia è stata Amazon che, siccome i pacchi non si spostano ancora col teletrasporto, fa ampio uso di magazzini, centri di smistamento, navi, camion e corrieri. Giusto un paio di mesi fa, la costruzione di una nuova sede in Messico ha suscitato vivaci polemiche proprio per il suo maestoso torreggiare sulle baraccopoli circostanti. Qua e là, si tentano consegne aeree mediante droni, ma gli attacchi a questi ultimi da parte degli uccelli sono così frequenti da indurre il Guardian a titolare, a fine settembre: “‘Sono territoriali’: possono coesistere droni e uccelli?”

Un gracchiante saluto, simile al verso sgraziato di un vecchio modem.

Stan

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