Il bagno

Mia cara Berenice,

allego alla presente un breve racconto, ispiratomi da una – fortunatamente, altrettanto breve – disavventura nei bagni del piano nobile del Ministero.

Un sollevato saluto.

Stan

IL BAGNO

Lo Sturmbannführer Bosshammer del Servizio di Sicurezza sfogliava con nervosa efficienza i rapporti degli interrogatori dei giorni precedenti, quando si fermò di scatto.

“Elissa!”

Istantaneamente, si presentò sulla soglia una giovane ausiliaria.

“Sì, signor Sturmbannführer ?”

“Sa se Schupke è in sede?”

“Verifico!”

Si sentì la ragazza conferire al telefono interno per pochi istanti, per poi gridare soffusamente, attraverso la porta rimasta aperta: “Sì, signor Sturmbannführer!”

“Me lo mandi su!”

“Sì, signor Sturmbannführer!”

In capo a pochi minuti, dopo aver salutato fin troppo galantemente l’ausiliaria, si presentò Schupke, un nazista della prima ora più anziano di Bosshammer, decorato a Verdun e per la soppressione della Repubblica Sovietica Bavarese nel 1919. Schupke, la rugosità del volto messa in risalto dal colletto inamidato dell’uniforme, sbatté i tacchi e salutò a braccio teso.

“Heil Hitler!”

“Heil Hitler! Schupke, mi sa dire cos’è questo?”

Bosshammer porse al suo subordinato la velina di un rapporto.

“Si tratta dell’interrogatorio di questo Carloni, signor Sturmbannführer. Lo abbiamo arrestato…”

“Lo so, so leggere… ma cos’è quella cosa all’angolo superiore destro del foglio?”

Schupke, dissipando la nebbia della sua consueta ottusità, finalmente, capì. Nel punto indicato da Bosshammer, era ben visibile sul foglio un’impronta digitale insanguinata.

“Uhm…” Borbottò Schupke. “In effetti, è piuttosto strano, perché i rapporti li battono a macchina le ragazze, sotto dettatura o sulla base degli appunti… ecco, probabilmente è successo che chi ha effettuato l’interrogatorio l’ha ripreso in mano dopo la battitura… infatti, ecco, vede, signor Sturmbannführer, ci sono delle correzioni e delle annotazioni a penna, probabilmente…”

“Schupke,” sibilò Bosshammer, spazientito. “I rapporti sono la nostra faccia pulita, capisce? Per questo, quando facciamo sparire qualcuno, scriviamo che è stato ‘evacuato’ o ‘trasferito’ o che ‘se ne è disposto’. Capisce?”

“Sì, signor Sturmbannführer”.

“Non devono esserci fottute macchie di sangue sui rapporti. Per giunta, è anche poco igienico. Ha visto anche lei in che condizioni sanitarie è la città…”

“Certo, signor Sturmbannführer”.

Che vuoi saperne tu di condizioni sanitarie, pensò Bosshammer, masticando amaro. Le tue rughe sono piene di polvere e di sporco. Mi verrebbe da mettermi il guanto dell’uniforme, infilare l’indice in quei solchi d’aratro e poi schiaffartelo sotto il naso.

“Può andare!” Disse, invece.

“Sì, signor Sturmbannführer”.

Schupke sbatté i tacchi, salutò e guadagnò l’uscio con passo marziale. Con discrezione e delicatezza tutte femminili, Elissa chiusa la porta alle sue spalle. Quanto a Bosshamer, seduto alla sua scrivania, ribolliva. Quel bifolco di Schupke! Non si era nemmeno scusato, per tutto il colloquio. Aveva la faccia di chi taglieggia, si fa corrompere o traffica con la borsa nera. L’avrebbe beccato e fatto spedire in campo di concentramento o al fronte russo. Ora, però, doveva andare in bagno.

Spalancò la porta dell’ufficio e uscì quasi a passo di corsa. Elissa, colta in contropiede, scattò sull’attenti con tale impeto da saltellare sulle scarpette nere. Lungo il corridoio del centro termale requisito fu tutto uno sbattere di tacchi, mentre lo Sturmbannführer piombava, come una tempesta d’acciaio, sul bagno.

Forse fu la furia ispiratagli da Schupke, fatto sta che quando, dopo aver adempiuto alla bisogna, volle uscire, la maniglia della porta gli rimase in mano. Tentò di mettere mano in qualche modo al meccanismo, ma era impossibile. Scrollò il battente, ma senza esito.

Non che ci fosse il rischio di restare chiuso lì dentro. L’ufficio era pieno di gente, ma gli seccava chiedere aiuto come una recluta che non è capace, letteralmente, di andare al bagno. La porta di legno sarebbe stata carta velina per il suo stivale, ma quegli scribacchini degli Uffici Centrali sarebbe stati capacissimi di piantare una grana per i costi di riparazione. Già si vedeva convocato, per una sciocchezza del genere, direttamente a Berlino: “Signor Bosshamer, grazie di essere venuto. Sono lo Standartenführer Achamer-Pifrader dell’Ufficio Centrale Economato e Amministrazione. Mi permetta di presentarle lo Standartenführer Heim dell’Ufficio Centrale per il Personale e lo Standartenführer Gruber dell’Ufficio Centrale per gli Affari Legali. Ora…”

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