Il colosso d’argilla con i piedi nella sabbia

Mia cara Berenice,

hai perfettamente ragione, l’Allargamento è stato un errore. I Paesi dell’Europa dell’Est venivano da decenni di vassallaggio nel Patto di Varsavia ed è normale che ora difendano, con le unghie e con i denti, la sovranità nazionale.

La Polonia, in particolare, ha forti radici cattoliche, ulteriormente rinsaldate dalla Guerra Fredda: nulla di male, ma l’Unione Europea è laica e tutela i diritti LGBT.

Una frattura allargata – altro assurdo paradosso – dalle politiche di Coesione Territoriale che, essendo parametrate sullo sviluppo regionale, fanno piovere soldi proprio sugli Stati membri più riottosi.

Posso perfino spingermi oltre e affermare che la politica di allargamento e pre-adesione tutta è stata gestita in modo dilettantistico e senza alcun criterio. Ne è testimone lo status di Paese candidato improvvidamente attribuito alla Turchia, fonte di crescente disagio per Bruxelles e Ankara.

Per quanto riguarda, però, lo specifico caso della sentenza con cui il Tribunale Costituzionale polacco disconosce la primazia del diritto dell’Unione Europea su quello nazionale, la giurisprudenza di Varsavia si inserisce nel solco già tracciato da quella italiana e tedesca.

Tanto a Roma quanto a Berlino, infatti, i massimi organi giurisdizionali si sono riservati il diritto di sindacare la legittimità costituzionale del diritto dell’Unione Europea, Trattati istitutivi compresi.

Non una vuota minaccia, ma un principio di diritto che ha consentito, anche di recente, di discutere davanti ai Tribunali tedeschi le politiche monetarie della Banca Centrale Europea, costringendo la stessa Corte di Giustizia di Lussemburgo a un’insolita e irrituale presa di posizione pubblica.

La verità è che il diritto dell’Unione Europea poggia sulla sabbia. La Prof. F. notava che le sue fondamenta sono procedure assolutamente tipiche del diritto internazionale più classico, come la stipula di trattati in forma solenne, con firma e ratifica. Non a caso, si è tentato infruttuosamente di sostituire ai Trattati una Costituzione Europea, poi derubricata a Trattato Costituzionale, comunque mai ratificato. Perfino il Prof. C., già primo referendario di un celebre Avvocato Generale, circoscriveva la primazia del diritto dell’Unione Europea a determinate materie in cui l’integrazione è più avanzata, come il diritto della concorrenza.

Sono consapevole che nell’ambito dei processi storico-politici il diritto ha un peso relativo e, all’occorrenza, può cambiare radicalmente e repentinamente: l’esempio più limpido è probabilmente la Rivoluzione Francese, culminata nella codificazione napoleonica.

Se tuttavia usiamo il diritto dell’Unione Europea per effettuare una prognosi sull’esito del processo di integrazione, ebbene, il cavallo non parte certo dai box con i favori del pronostico.

Un caro saluto.

Stan

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