Mia cara Berenice,
nell’eterno Carnevale di Roma, tre parole corrono di bocca in bocca, di mascherina in mascherina, di ventaglio in ventaglio, e non sono “Viva il Re” o “Viva il Papa”, ma “Ha rinfrescato parecchio”, con buona pace delle ottobrate.
Avevo già abbandonato magliette e bermuda, rispolverando maglioncini leggeri, spolverini e, soprattutto, le mie innumerevoli tute, degne del guardaroba de “I Tanenbaum” di Wes Anderson (USA, 2001).
Ho smesso di lasciare sempre aperte le finestre, facendo circolare l’aria fra le fessure impolverate dei balconi.
Ho steso sul letto una trapunta.
Ho ripescato dal fondo della scarpiera le mie ciabatte da Babbo Natale.
Ho cenato nel silenzio ovattato dei doppi vetri chiusi, senza sentire il bisogno di accendere la TV, e anzi compiacendomene.
Dopo cena, anziché setacciare il digitale terrestre alla ricerca di qualche diamante grezzo, mi sono ritirato in camera da letto e ho guardato una serie su Netflix, come le ragazze con il plaid e la tisane, ma senza plaid e tisana, e però compiacendomi, come loro, del calore della casa e degli abiti.
Quale serie, chiederai tu. “Nine Perfect Strangers”. N. mi aveva avvertito che non è un granché, ma che ci posso fare, c’è Samara Weaving e anche Nicole Kidman è in ottima forma, la scelta tempestiva di rinunciare al botulino le ha giovano moltissimo e dovrebbe essere molto più ampiamente pubblicizzata.
Ommmmmmmm…
Stan