Mia cara Berenice,
la Evergrande fallisce, o forse no.
Forse verrà salvata dal Governo cinese, o forse no.
Di certo, nel frattempo, la COSCO, già famosa per essersi comprata il Pireo, ha fatto sparire nel suo carniere anche il porto di Amburgo.
La China COSCO Shipping Corporation Limited fa risalire le sue origini addirittura all’Ufficio Spedizioni Oceaniche, istituito presso il Ministero dei Trasporti cinese nel 1958. Oggi, la COSCO è un colosso multinazionale, senza rinnegare la sua natura di azienda di Stato: il Presidente del Consiglio di Amministrazione è anche il segretario del Partito Comunista presso la società.
Peculiarità della COSCO – in questo non unica, per vero – è di essere sia compagnia di navigazione, sia terminalista: vale a dire che non gestisce solo le rotte delle portacontainer, ma anche i porti da cui partono e in cui arrivano.
PSA International di Singapore, Hutchinson Port Holdings di Hong Kong, Dubai Ports World degli Emirati Arabi Uniti, AP Møller Terminals de L’Aja, China Merchants Port Holdings Company, Terminal Investment Limited di Berna, International Container Terminal Services Inc. di Manila, Eurogate Container Terminal Ltd. di Brema, Evergreen Marine Corporation di Taiwan, SSA Marine di Washington… nomi che mi riportano al mio dottorato di ricerca sul porto civile nel diritto internazionale e dell’Unione Europea.
Quando ci conoscemmo, mi chiedesti: “Ma è un argomento di moda, nell’Accademia italiana?”
Per risponderti, avrei bisogno di una foto del mio Collegio Docenti: un misto fra il salotto annoiato e il plotone d’esecuzione.
Uno sbadiglio e uno sparo.
Stan