Il treno imperiale

Mia cara Berenice,

ieri sera, tornato a casa dopo alcune incombenze al cinema, ho vista “Lo zar e la ballerina” (Russia, 2017), sull’infelice amore tra Nicola II e l’étoile Matilda Kshesinskaya, sinistro presagio del déluge in arrivo.

Una delle prime sequenze è ambientata sul treno imperiale, sontuosamente rifinito e, soprattutto, ben riscaldato, a differenza dei convogli visibili in “Anna Karenina” (GB, 2012) – certo, il romanzo di Tolstoj è ambientato nel secolo precedente.

Tutto perfetto, dunque, se non fosse che il treno deraglia rovinosamente, minacciando di liquidare la Famiglia Imperiale con ambio anticipo rispetto al Soviet degli Urali.

Nessuno stupore, del resto, il vero treno imperiale è quello della linea Trieste-Venezia che, oggi, mi ha portato da C. all’antica Dominante e ritorno.

All’andata, la ragazza bionda davanti a me, al telefono, raccontava a un’amica che l’uomo con cui si stava frequentavo le aveva appena mandato un messaggio di redivivo ermetismo: “Stronza”.

“Vuol dire che gli manco,” ha spiegato.

Al ritorno, le due ragazzine accanto a me deploravano la condotta di una compagna di classe che, durante l’estate, aveva praticato “la parola con la ‘p'” al compagno di banco.

“Voglio dire, ma come fai a guardarlo in faccia per il resto dell’anno scolastico? Capisco che è estate… ci sta un abbraccio, ci sta un limone, ma non…”

“Forse siamo noi all’antica”.

Come è ormai prassi nella nostra corrispondenza, per par condicio e correttezza politica simulerò la presenza sulla carrozza di altrettanti passeggeri di sesso maschile.

Uno, all’andata, svolgeva un’articolata lamentazione sulla debolezza della Juventus quest’anno. Per dimostrare la sua tesi, utilizzava una tecnica simile a quella delle genealogiche bibliche o epiche: partiva da una squadra che aveva battuto la Juventus e dimostrava come la stessa fosse stata a sua volta sconfitta da squadre ancora più deboli, talvolta perfino in inferiorità numerica.

Al ritorno, un altro rivelava che un medico di base della provincia aveva debellato tutti i casi di covid fra i suoi assistiti applicando la terapia domiciliare precoce, basata su farmaci comunissimi e di facile reperibilità.

“E allora perché non lo fanno?”

“Eh, perché comandano i tedeschi!”

“Che c’entrano i tedeschi?”

“Ma come? Oh! La Pfizer è tedesca!”

Uno sferragliante, trionfale saluto.

Stan

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