Carote e rapa rossa

Mia cara Berenice,

la mensa del Ministero ha riaperto lunedì e introdotto oggi controlli sistematici sulla certificazione verde, meglio nota come “green pass”.

Dopo aver ordinato il piatto principale, com’è mia abitudine, ho rivolto la mia attenzione ai contorni, appuntandola su un vassoio di rondelle di carotine al vapore o al forno, incorniciate da una dentellatura di rape rosse.

“Carote e rape rosse,” ha declamato, appunto, l’operatore, intercettando il mio sguardo.

“Una porzione, grazie”.

Accomodatomi al tavolo e mangiato il piatto principale con un boccone di pane, la mia attenzione è stata nuovamente calamitata delle verdure. Malsana ossessione per sane verdure, dirai tu… che ti devo dire… a volte c’è qualcosa, nella forma, nei colori di un oggetto che mi ipnotizza come una falena.

A dimostrazione che il mio non è un superstizioso feticcio, non ho esitato a ingurgitare le verdure, sentendomi particolarmente fico, come Jude Law che, in “Alfie” (GB-USA, 2004), si vantava di bere del succo multifrutti con germe di grano o qualche schifezza simile.

Ero quasi tentato di prendere un taxi o un Uber per Termini, saltare sulla prima carrozza executive per Milano, acquistare un completo all’ultima moda in via Montenapoleone e presentarmi, senza appuntamento, alla reception di una di quelle agenzie letterarie che ti chiedono tremilacinquecento euro solo per lascheda di lettura, per chinarmi sulla tiratissima segretaria e sussurrarle: “Piccola, la vedi questa chiavetta USB? Qui dentro c’è il romanzo del secolo. Ora, hai due scelte. Rispettare quella bella agendina colorata che hai sullo schermo, cacciarmi fuori e farti licenziare non appena pubblicherò con la Mondadori, oppure farmi entrare, portarmi il contratto da firmare e festeggiare con me a pranzo. Cosa scegli?”

Senza rispondere, lei si sarebbe chinata sulla borsetta, estraendone un chihuahua tremolante d’odio che avrebbe posato sulla scrivania, a cui avrebbe ordinato: “Poldo, attacca”.

Io avrei sorriso e cominciato a bisbigliare qualcosa sul settimo dan di taekwondo conseguito in Birmania, un istante prima che il cagnolo, facilitato dal rialzo della scrivania, mi balzasse direttamente in faccia, affondando i denti nel mio enorme, soffice naso.

Un saluto anticlimatico.

Stan

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...