Vincitore: nessuno

Mia cara Berenice,

nel film “Wargames – Giochi di guerra” (USA, 1983), un supercomputer del NORAD, il comando strategico americano, diventa autocosciente, ma non va a finire male come nel ciclo di “Terminator” o “Matrix”.

Un giovane hacker, infatti, usa il gioco del tris per convincere il supercomputer che non c’è modo di vincere una guerra nucleare, per cui non ha senso scatenarla. L’Intelligenza Artificiale elabora e simula diverse strategie per attaccare l’Unione Sovietica, ma l’esito è sempre lo stesso.

“Vincitore: nessuno”.

“Vincitore: nessuno”.

“Vincitore: nessuno”.

Lo stesso si potrebbe dire dell’esito della guerra in Afghanistan, con l’ovvia eccezione degli Studenti di Allah.

Non vince, ovviamente, il popolo afghano, talmente terrorizzato che perfino i talebani stanno adottando un profilo rassicurante.

Perdono rovinosamente gli Stati Uniti e la NATO, nonostante le imbarazzanti dichiarazioni della Casa Bianca, per le quali la lingua inglese ha termini acconci come “downplaying” e “window dressing”.

Se Atene piange, Sparta non ride.

Non gioisce la Russia, per la quale l’Afghanistan, oltre a evocare cattive memorie, è sgradevolmente contiguo al Caucaso islamista.

Non gioisce l’Iran sciita – i talebani sono sunniti.

Sulla carta, tra i vincitori si potrebbero annoverare il Pakistan, vero sponsor dei talebani, e il suo storico alleato cinese – Pechino si sarebbe avvicinata molto agli Studenti di Allah, soprattutto in vista di progetti infrastrutturali e dell’ambizioso progetto di ripristinare l’antica Via della Seta.

Il Pakistan, però, ha strettissimi rapporti anche con gli Stati Uniti, a cui non può rinunciare; su Islamabad potrebbero ora riversarsi la rabbia e la frustrazione di una Casa Bianca umiliata e frustrata. Inoltre, le inquiete province nord-occidentali al confine l’Afghanistan sono una spina nel fianco del Governo fin dai tempi dell’India Britannica.

In Cina vivono milioni di musulmani, i cui rapporti con il Governo di Pechino, soprattutto nelle Province occidentali, sono già difficili.

“Strano gioco. L’unica mossa vincente è non giocare”.

Bip.

Stan

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