Mia cara Berenice,
certe profezie si autoavverano, certe leggende si autoalimentano: come quella della periferia romana.
Sono passati pochi mesi da quando ho scoperto, con sincera sorpresa, che esiste davvero la spiaggia di Coccia di Morto, teatro del simpatico film “Come un gatto in tangenziale” (Italia, 2017), con Antonio Albanese e Paola Cortellesi, e del sequel in uscita quest’anno; film due volte notevole, perché affronta un argomento negletto come i Fondi Strutturali e di Investimento Europei.
Oggi, scoprendo sulla stampa i luoghi dell’eterna crisi dei rifiuti romani, mi imbatto in nomi come Malagrotta e Testa di Cane.
Coccia di Morto, Malagrotta, Testa di Cane… vertici di un triangolo delle Bermuda in cui ambientare il prossimo capitolo, in salsa spaghetti, della serie dei “Pirati dei Caraibi”. Volendo prendere prudentemente le distanze da Johnny Depp, invischiato nella guerra legale e mediatica contro l’ex moglie Amber Heard, gli studio potrebbero sostituire il capitano Jack Sparrow con un miles gloriosus italiano, il cui tormentone potrebbe essere la frase, pronunciata con spiccato accento napoletano e mimica vorticosa: “Signori, vogliamo risolvere questa sgradevolissima controversia davanti a un buon piatto di pasta?” A quel punto, il comandante pirata o il capitano inglese squadrano il nostro gelidamente, un attimo prima di farlo gettare fuoribordo, tra le risate del pubblico.
Potrebbe funzionare, dopotutto l’American Italian Anti-Defamation League si è sciolta da tempo.
Uno stereotipato saluto.
Stan
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