Sono venuto qui a seppellire le ferie scaglionate, non a farne l’elogio

Mia cara Berenice,

temo tu abbia frainteso la mia ultima, non intendevo affatto criticare obliquamente la vostra tradizione familiare di trascorrere l’agosto in Crimea. Non priverei mai tua madre della gioia di commemorare la vittoria dell’Europa cristiana sul bolscevismo alloggiando nella dacia che fu del Commissario del Popolo agli Armamenti, già Comandante della Piazza di Vienna. Poco importa se i russi sono tornati, dato che ora dipendono da un Governo nazionalista e conservatore. Dopotutto, da quelle parti i soldati russi sono soprannominati “gli uomini cortesi”: non dubito, perciò, che gli ufficiali vi faranno il baciamano e deporranno ai vostri piedi la pellaccia di qualche ribelle del Caucaso.

Del resto, noi stessi ci saremmo congiunti felicemente a Venezia, se gli antichi dissapori fra Italia e Austria e la tua gelida reazione alle avance di quel Sottoprefetto non avessero impedito il riconoscimento del tuo green pass.

Ma che dico? Io stesso sto facendo la valigia, in partenza per una tre giorni matrimoniale nel Napoletano. Proprio ieri sera, tra l’altro, passeggiando lungo la Via Giulia, V. mi ha indicato la Chiesa dei Napoletani, con lo stemma borbonico bene in vista.

Raggiungi, quindi, tua madre senza remore e non privatevi di qualche gita sul Mar Nero. Se, sventolando i fazzoletti di batista dalla costa o dalla barca, potrete distrarre l’equipaggio di qualche nave da guerra occidentale, i vostri ospiti russi vi saranno doppiamente grati.

Un conciliante saluto.

Stan

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