Mia cara Berenice,
non so se le ferie agostane di massa siano una prassi criticabile, certo non sono una prassi allineata al meteo. La scienza, infatti, ci dice che il mese più caldo dell’anno è luglio, che tesaurizza le lunghe giornate di giugno, già percettibilmente accorciate invece in agosto. Soprattutto è noto come, almeno nel Nord Italia, in agosto il tempo cominci già a guastarsi, con violenti temporali estivi.
“La prima pioggia d’agosto rinfresca il bosco,” sentenziava con soddisfazione mio padre, preoccupato per la siccità.
Da tempo, però, non gli sento declamare questo proverbio, perché il problema principale dei produttori di vino non è costituito più dalla siccità, ma dai fortunali violenti e soprattutto dalle grandinate, iniziate quest’anno già a fine luglio, con chicchi così grossi da mandare in pezzi le tegole dei tetti.
Leggo, per esempio, in un recentissimo comunicato stampa del Governatorato dell’Emilia Romagna: “Avviata sia la verifica per l’eventuale richiesta dello stato di emergenza nazionale sia la conta dei danni a seguito dell’ondata di maltempo e grandine che ieri ha colpito l’Emilia Romagna in diverse Province, in particolare il Parmense e il Reggiano. Già ieri l’Agenzia di Protezione Civile dell’Emilia Romagna aveva attivato le procedure per fare una ricognizione dei danni subiti dai beni immobili pubblici e privati. In corso il dialogo col Governo e il Dipartimento della Protezione Civile per appurare se ci siano gli estremi per richiedere lo stato d’emergenza nazionale, anche in raccordo con i Governatorati confinanti colpiti dallo stesso evento”.
La grandine, si sa, colpisce a macchia di leopardo, così che quasi sempre il piccolo vigneto paterno ne esce indenne.
Un anno, però, non è stato così, e il patriarca è stato intrattabile per ben due mesi, prima che una mesta vendemmia rimuovesse dai tralci le misere spoglie di guerra. Verrebbe da citare Quasimodo se, di questi tempi, i paragoni osceni tra misure sanitarie e Seconda Guerra Mondiale non abbondassero già fin troppo: come la gramigna che nemmeno la grandine riesce a estirpare.
Un contadinesco saluto.
Stan