Mia cara Berenice,
anche se dubito che i tuoi colloqui con l’Abate di Montecassino avranno l’effetto sperato, anche se so che piomberai su quel venerabile convento con la stessa furia dei bombardieri angloamericani nel 1944, anche se il tuo piano di sobillare i cattolici ultraconservatori contro il Papa in modo da spingere quest’ultimo a posizioni più progressiste è assurdamente ingenuo e machiavellico al tempo stesso, pure sono felice che tu, inseguendo le tue chimere, abbia posato la tua chioma bionda a Roma.
Reclinata fra l’erba secca e stopposa di Villa Pamphili, la tua fronte eburnea era enorme, così come altre parti anatomiche che non posso qui menzionare.
Mi ha commosso vederti divorare una tagliata di carne punteggiata di sale grosso, dopo mesi di piatti biodinamici ed etnici, impiattati a riproduzione di non so quali simboli indù e buddisti.
Lo sferragliare degli autobus dell’ATAC ti rendeva silenziosa quanto l’ascolto del tacet nella Cattedrale di Santo Stefano.
Hai visto cani privi di pedigree buttarsi letteralmente nei fossi, anziché compiere raffinate evoluzioni o sogguardare con aria inquisitoria gli ospiti di un salotto, appollaiati sul colmo di uno sgabello di legno laccato.
Hai ammirato bambini saltellare e scontrarsi all’interno di un castello gonfiabile, anziché ripetere con aria compunta: “Temo Iddio, onoro l’Imperatore e la Casa Imperiale, rispetto la legge e l’ordine stabiliti dallo Stato, amo le mie antiche tradizioni e la Patria comune, mostrando nel contempo tolleranza confessionale e religiosa!”
Ricordi quando chiesi al piccolo Felice come ci si dovesse rivolgere all’Imperatore? Pensavo di mettere in imbarazzo quel minuscolo demonio saccente, e lui: “Sua Maestà Apostolica Reale e Imperiale, per grazia di Dio Imperatore d’Austria, Re d’Ungheria, Boemia, Lombardia e Venezia, Dalmazia, Croazia, Slavonia, Galizia, Lodomeria e Illiria, Re di Gerusalemme, Arciduca d’Austria, Granduca di Toscana e Cracovia, Duca di Lorena, Salisburgo, Stiria, Carinzia e Carniola, Alta e Bassa Silesia, di Modena, Parma, Piacenza e Guastalla, di Auschwitz e Zator, di Teschen, Friuli, Ragusa e Zara, Gran Principe di Transilvania, Margravio di Moravia, Principe Conte d’Asburgo, Chiburgo, Tirolo, Gorizia e Gradisca, Principe di Trento e Brixen, Margravio dell’Alta e Bassa Lusazia e in Istria, Conte di Hohenems, Feldkirch, Bregenz e Sonnenberg, Signore di Trieste, del Cattaro e della Marca Vindica!” Tutto d’un fiato, felice come una Pasqua, le guance rosse e gli occhi splendenti come se gli avessi regalato una mela caramellata!
Capisci perché, a Villa Pamphili, ti lanciavo la sabbia e il terriccio addosso?
Lo facevo per il tuo bene.
Un sollecito saluto.
Stan