Mia cara Berenice,
ci scrivono dalle Calabrie: “Il mio dirigente mi prescrive, nel redigere il piano ferie, di prestare attenzione che sia sempre presente almeno una persona adibita alla mia funzione; ma io sono l’unica persona adibita alla mia funzione”.
Dopo la posta del cuore, la posta del crepacuore.
Come consolatio, ha invitato la mia amica di penna ad apprezzare il sapore surrealista della richiesta del suo dirigente, degna del miglior cinema. Del resto, le ho fatto notare, l’assenza di produzioni cinematografiche nelle Calabrie impone di mettere in scena le sceneggiature nella vita reale.
A volte, peraltro, si fa lo stesso anche a Roma, dove invece set e produzioni non mancano. Sere fa, tornando a casa, ho trovato un’attrice o una modella intenta a sfilare sulla piazzetta sotto casa mia, mentre un operatore la riprendeva, devoto e deferente, passo passo. Qualche settimana prima, a Piazza della Repubblica, una corposissima troupe aveva allineato i suoi camion carichi di strumenti, a raggiera, a ridosso del colonnato.
Oggi, a pochi passi da lì, in Piazza dei Cinquecento, di fronte alla Stazione di Termini, era invece stata rimessa in scena “alla calabrese” la celebre scena del vigile che, sommerso dal traffico, fischia all’impazzata, sbracciandosi come il naufrago che è.
Una manifestazione dell’estrema sinistra, irta di bandiere rosse come un istrice, aveva infatti prodotto – se non altro – l’ingorgo perfetto, un serpentone ininterrotto e fragoroso di auto, tram, autobus e perfino bus turistici.
Con non poca difficoltà sono riuscito a svicolare e immettermi in via Nazionale. Voltatomi per dare un ultimo sguardo a quel baccanale, mi sono trovato davanti una vigilessa, impeccabile nella sua uniforme bianca che spiccava sulla mascherina nera, nell’atto di incedere a testa alta e spalle dritte, dando regalmente le spalle ai manifestanti, tra due ali di furgoni e agenti della Celere. Un quadro che si potrebbe intitolate “Lo Stato”, a immagine e sostituzione del più celebre “Il Quattro Stato”, riscossa del pubblico ormai colonizzato, secondo la ricostruzione di Bauman, dal privato.
Un saluto militare.
Stan
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